Manifesto del Comitato Promotore “I saperi per il Partito Democratico”
Bozza 21 maggio 2007
Un nuovo ruolo protagonista del mondo dei saperi
Come mondo dei saperi vogliamo contribuire da protagonisti alla nascita del Partito Democratico e, più in generale, alla riforma della politica. Intendiamo, quindi, partecipare attivamente, con un nostro contributo progettuale e di azione, per affermare alcuni obiettivi prioritari:
· il processo di costruzione del Partito Democratico deve coincidere con l'avvio di una vera e propria rifondazione del rapporto tra politica e cultura, tra politica e società;
· il nuovo soggetto politico deve rappresentare un autentico rinnovamento del modo di fare e di immaginare la politica;
· nella società della conoscenza il mondo della politica deve guardare al mondo dei saperi come ad un settore strategico per lo sviluppo e per la qualità della società, come ad un prezioso e irrinunciabile serbatoio di idee, di apporti, di competenze per costruire una strategia consapevole di progresso.
Il Partito Democratico che sogniamo e auspichiamo
· Un partito che non nasca da alchimie di vertice, ma sia aperto al protagonismo diretto della gente, come è stato nelle primarie, che torni ad appassionarsi alla discussione e al confronto libero, non piegato ai tatticismi o agli interessi contingenti, che ridefinisca propri principi ai quali ispirare scelte e azioni nell’interesse generale.
· Un partito che sia in grado di elaborare e aggiornare codici interpretativi adeguati di una società attraversata da cambiamenti continui e sempre più rapidi, e di muoversi con una sicura direzione di rotta, che sia capace di interpretare esigenze, bisogni, aspettative, sogni, che sia in grado di parlare i nuovi linguaggi del popolo della rete.
· Un partito che rimetta, quindi, al centro la conoscenza e l’innovazione valorizzando, con politiche decise, i centri di formazione e di elaborazione del sapere, ma anche integrando il mondo dei saperi al suo interno nell’obiettivo di dare continuamente risposte adeguate alle sfide inedite e alle tensioni che il mondo globalizzata pone.
· Un partito con un nuovo DNA a partire dal modo di operare, che si chiami democratico perché facilita e favorisce l'accesso alle scelte e alle decisioni, perché è diretto in pari misura da donne e da uomini, perché vi trovano rappresentanza giovani e anziani, cittadini italiani e persone che non lo sono, ma vivono in Italia.
Affermiamo una nuova concezione del welfare adeguato alla società della conoscenza e alle sfide della società globale.
Nel nostro tempo, realizzare condizioni di qualità sociale rende indispensabile espandere e ampliare le politiche tradizionali di welfare (assistenza, previdenza, etc.), in modo da affrontare le problematiche cruciali per assicurare prospettive di sviluppo e di progresso. Senza questo orizzonte, capace di puntare sul futuro, si rischierebbe di garantire soltanto tutele di corto respiro e inadeguate a sviluppare efficaci politiche di inclusione sociale e di rinnovamento della società.
Centrare i nodi strategici per una nuova nozione di welfare, significa scegliere l’università, la ricerca e l’innovazione come priorità politica e affermare la qualità della sanità come diritto della persona.
Scegliere l’università, la ricerca e l’innovazione come priorità politica.
Nella competizione globale l’innovazione è fattore strategico, pertanto la conoscenza assume un ruolo fondamentale. Occorre attivare politiche che rilancino e rafforzino il ruolo dei luoghi del sapere, le università e i centri di ricerca, come centri di qualità e di eccellenza, in grado di rispondere ai bisogni del paese, attraverso: maggiori risorse finalizzate; politiche che puntino a valorizzare il merito e le competenze; riorganizzazione della didattica; forti immissione di giovani e di talenti, puntando anche all’internazionalizzazione; progettazione e realizzazione di un piano integrato di riforme e di una nuova governance adeguate.
L’università deve ritrovare la sua missione di centro di elaborazione e diffusione del sapere, ma deve anche diventare veicolo di progresso dell’individuo, della società, dell’ambiente. Deve diventare istituzione culturale viva, partecipe, non autoreferenziale, aperta alle vocazioni del territorio e ai bisogni della persona. Occorre creare una alleanza stabile tra università, istituzioni, imprese per lo sviluppo e per una competitività territoriale compiuta. Si gioca qui l’autentica prospettiva per il mezzogiorno e per le aree depresse, per l’emancipazione degli strati deboli della società e per una reale inclusione sociale, per l’affermazione di un nuovo welfare.
Occorre rifondare il percorso di costruzione del Partito Democratico come “costituente di popolo”
Nelle ultime settimane e, in particolare, in occasione dei congressi DS e Margherita, si sono intensificati l’impegno e l’attenzione attorno alla costruzione del Partito Democratico.
Tutto ciò, però, è rimasto sostanzialmente all’interno dei confini dei partiti, troppo spesso nell’ambito dei soli gruppi dirigenti. Non si è realizzata, insomma, quell’apertura alla società, quel coinvolgimento di soggetti sociali e di movimenti, e, quindi quella “costituente di popolo”, che molti di noi hanno immaginato e auspicato come percorso per la costruzione di un nuovo Partito veramente Democratico.
Ora, i gruppi dirigenti hanno impresso una accelerazione notevole al processo e hanno definito i passi formali, decidendo di convocare per il prossimo 14 ottobre l’Assemblea costituente del Partito Democratico.
Dobbiamo invertire la rotta per rifondare questa fase costituente come una straordinaria occasione di partecipazione e di raccolta e di valorizzazione delle idee, dei bisogni, dell’energia e delle creatività di tanta parte di popolo che vuole esserci, a partire, ma anche oltre il popolo delle primarie per Prodi.
Vogliamo partecipare per contare, nella formazione delle decisioni e fino alla definizione di un nuovo modo di costruire i gruppi dirigenti del nuovo Partito Democratico. Se nascessero soltanto come frutto di scelte e mediazioni dei vertici dei DS e della Margherita, non potrebbero che guidare il nuovo Partito alla vecchia maniera.
Scendiamo in campo con la nostra iniziativa come mondo dei saperi
Costruiamo insieme le azioni necessarie per realizzare i nostri obiettivi:
definire il “Manifesto” contenente le nostre priorità programmatiche e organizzative da prospettare e proporre alle forze politiche, ai soggetti e ai movimenti impegnati nella costruzione del Partito Democratico; sollecitare il confronto su di esso anche con i nostri colleghi che hanno scelto un percorso politico diverso nell’Unione, in linea con la vocazione unitaria del mondo dei saperi per la riforma e il rinnovamento della politica,
organizzare la nostra presenza, il nostro apporto e la nostra partecipazione, dialogando con tutti, in più sedi possibili, in modo da far contare positivamente e più incisivamente il ruolo protagonista del mondo dei saperi;
trasformare il Gruppo di coordinamento in Comitato promotore “I saperi per il Partito Democratico” ed estendere le adesioni avvalendosi delle reti di rapporti scientifici, professionali e interpersonali di ciascuno di noi, nella consapevolezza che più siamo e più contiamo, puntando sulla vocazione unitaria del nostro mondo per la riforma e il rinnovamento della politica, come possibile filo di dialogo e rapporto costruttivo anche con i nostri colleghi che hanno scelto un percorso politico diverso;
formare un Gruppo organizzativo di referenti che faciliti e renda più efficiente la gestione e lo sviluppo delle attività.
· il processo di costruzione del Partito Democratico deve coincidere con l'avvio di una vera e propria rifondazione del rapporto tra politica e cultura, tra politica e società;
· il nuovo soggetto politico deve rappresentare un autentico rinnovamento del modo di fare e di immaginare la politica;
· nella società della conoscenza il mondo della politica deve guardare al mondo dei saperi come ad un settore strategico per lo sviluppo e per la qualità della società, come ad un prezioso e irrinunciabile serbatoio di idee, di apporti, di competenze per costruire una strategia consapevole di progresso.
Il Partito Democratico che sogniamo e auspichiamo
· Un partito che non nasca da alchimie di vertice, ma sia aperto al protagonismo diretto della gente, come è stato nelle primarie, che torni ad appassionarsi alla discussione e al confronto libero, non piegato ai tatticismi o agli interessi contingenti, che ridefinisca propri principi ai quali ispirare scelte e azioni nell’interesse generale.
· Un partito che sia in grado di elaborare e aggiornare codici interpretativi adeguati di una società attraversata da cambiamenti continui e sempre più rapidi, e di muoversi con una sicura direzione di rotta, che sia capace di interpretare esigenze, bisogni, aspettative, sogni, che sia in grado di parlare i nuovi linguaggi del popolo della rete.
· Un partito che rimetta, quindi, al centro la conoscenza e l’innovazione valorizzando, con politiche decise, i centri di formazione e di elaborazione del sapere, ma anche integrando il mondo dei saperi al suo interno nell’obiettivo di dare continuamente risposte adeguate alle sfide inedite e alle tensioni che il mondo globalizzata pone.
· Un partito con un nuovo DNA a partire dal modo di operare, che si chiami democratico perché facilita e favorisce l'accesso alle scelte e alle decisioni, perché è diretto in pari misura da donne e da uomini, perché vi trovano rappresentanza giovani e anziani, cittadini italiani e persone che non lo sono, ma vivono in Italia.
Affermiamo una nuova concezione del welfare adeguato alla società della conoscenza e alle sfide della società globale.
Nel nostro tempo, realizzare condizioni di qualità sociale rende indispensabile espandere e ampliare le politiche tradizionali di welfare (assistenza, previdenza, etc.), in modo da affrontare le problematiche cruciali per assicurare prospettive di sviluppo e di progresso. Senza questo orizzonte, capace di puntare sul futuro, si rischierebbe di garantire soltanto tutele di corto respiro e inadeguate a sviluppare efficaci politiche di inclusione sociale e di rinnovamento della società.
Centrare i nodi strategici per una nuova nozione di welfare, significa scegliere l’università, la ricerca e l’innovazione come priorità politica e affermare la qualità della sanità come diritto della persona.
Scegliere l’università, la ricerca e l’innovazione come priorità politica.
Nella competizione globale l’innovazione è fattore strategico, pertanto la conoscenza assume un ruolo fondamentale. Occorre attivare politiche che rilancino e rafforzino il ruolo dei luoghi del sapere, le università e i centri di ricerca, come centri di qualità e di eccellenza, in grado di rispondere ai bisogni del paese, attraverso: maggiori risorse finalizzate; politiche che puntino a valorizzare il merito e le competenze; riorganizzazione della didattica; forti immissione di giovani e di talenti, puntando anche all’internazionalizzazione; progettazione e realizzazione di un piano integrato di riforme e di una nuova governance adeguate.
L’università deve ritrovare la sua missione di centro di elaborazione e diffusione del sapere, ma deve anche diventare veicolo di progresso dell’individuo, della società, dell’ambiente. Deve diventare istituzione culturale viva, partecipe, non autoreferenziale, aperta alle vocazioni del territorio e ai bisogni della persona. Occorre creare una alleanza stabile tra università, istituzioni, imprese per lo sviluppo e per una competitività territoriale compiuta. Si gioca qui l’autentica prospettiva per il mezzogiorno e per le aree depresse, per l’emancipazione degli strati deboli della società e per una reale inclusione sociale, per l’affermazione di un nuovo welfare.
Occorre rifondare il percorso di costruzione del Partito Democratico come “costituente di popolo”
Nelle ultime settimane e, in particolare, in occasione dei congressi DS e Margherita, si sono intensificati l’impegno e l’attenzione attorno alla costruzione del Partito Democratico.
Tutto ciò, però, è rimasto sostanzialmente all’interno dei confini dei partiti, troppo spesso nell’ambito dei soli gruppi dirigenti. Non si è realizzata, insomma, quell’apertura alla società, quel coinvolgimento di soggetti sociali e di movimenti, e, quindi quella “costituente di popolo”, che molti di noi hanno immaginato e auspicato come percorso per la costruzione di un nuovo Partito veramente Democratico.
Ora, i gruppi dirigenti hanno impresso una accelerazione notevole al processo e hanno definito i passi formali, decidendo di convocare per il prossimo 14 ottobre l’Assemblea costituente del Partito Democratico.
Dobbiamo invertire la rotta per rifondare questa fase costituente come una straordinaria occasione di partecipazione e di raccolta e di valorizzazione delle idee, dei bisogni, dell’energia e delle creatività di tanta parte di popolo che vuole esserci, a partire, ma anche oltre il popolo delle primarie per Prodi.
Vogliamo partecipare per contare, nella formazione delle decisioni e fino alla definizione di un nuovo modo di costruire i gruppi dirigenti del nuovo Partito Democratico. Se nascessero soltanto come frutto di scelte e mediazioni dei vertici dei DS e della Margherita, non potrebbero che guidare il nuovo Partito alla vecchia maniera.
Scendiamo in campo con la nostra iniziativa come mondo dei saperi
Costruiamo insieme le azioni necessarie per realizzare i nostri obiettivi:
definire il “Manifesto” contenente le nostre priorità programmatiche e organizzative da prospettare e proporre alle forze politiche, ai soggetti e ai movimenti impegnati nella costruzione del Partito Democratico; sollecitare il confronto su di esso anche con i nostri colleghi che hanno scelto un percorso politico diverso nell’Unione, in linea con la vocazione unitaria del mondo dei saperi per la riforma e il rinnovamento della politica,
organizzare la nostra presenza, il nostro apporto e la nostra partecipazione, dialogando con tutti, in più sedi possibili, in modo da far contare positivamente e più incisivamente il ruolo protagonista del mondo dei saperi;
trasformare il Gruppo di coordinamento in Comitato promotore “I saperi per il Partito Democratico” ed estendere le adesioni avvalendosi delle reti di rapporti scientifici, professionali e interpersonali di ciascuno di noi, nella consapevolezza che più siamo e più contiamo, puntando sulla vocazione unitaria del nostro mondo per la riforma e il rinnovamento della politica, come possibile filo di dialogo e rapporto costruttivo anche con i nostri colleghi che hanno scelto un percorso politico diverso;
formare un Gruppo organizzativo di referenti che faciliti e renda più efficiente la gestione e lo sviluppo delle attività.
Riferimento: Gianni Orlandi (cell. 3488097609, email: gianni.orlandi@uniroma1.it)
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