domenica, giugno 03, 2007

Riporto un interessante articolo di Fiorello Cortiana sul Partito democratico visto dal Nord
Il Partito democratico visto dal Nord

Fiorello Cortiana
Consulta sulla Governance di Internet Ministero dell'Innovazione

I tempi e le modalità della costituzione del Partito Democratico non possono essere dettati dagli equilibri parlamentari prodotti da una legge elettorale disgraziata: il risultato elettorale ci dice che al Nord è già tardi. Così il protagonismo degli amministratori del Nord va considerato una risorsa ed una opportunità proprio perché si mette in rete per discutere regole e contenuti della costituente democratica.
Non è un riflesso della deriva personalistica plebiscitaria, la stessa che ha depotenziato le assemblee elettive e che ha visto Berlusconi non essere causa bensì l'effetto più probabile della crisi di forma partecipativa e di contenuti dei partiti popolari . Qui al Nord per chi pensa ancora la politica pubblica come rispondente ad interessi generali la politica organizzata, con le sue gelosie e le negoziazioni di presunte rendite di posizione, costituisce il fattore di conservazione più prepotente oggi in campo a fronte delle nuove sfide della società globale, digitalizzata ed interattiva. Non possiamo più ignorare che già oggi l'economia Europea è costituita al 70% da servizi, proviamo a pensare, quante relazioni, quanta informazione, quanta comunicazione, quanta conoscenza e quanto digitale in rete vi è in quel 70%, mentre infrastrutture, normative, rappresentanze associative, procedure di negoziazione, welfare e politiche pubbliche, sono ancora riferite al modello industriale e alle narrazioni ideologiche dello scorso secolo. I Sindacati rappresentano il lavoro dipendente e i pensionati, la Confindustria le imprese, così milioni di partite IVA sono lasciate a sé stesse. La questione dell'innovazione quindi interroga direttamente la politica ed i suoi fondamenti proprio perché non riducibile a questione settoriale per tecnocrati e "smanettoni". L'Italia non dispone di una politica per cogliere le sfide e le opportunità della "società della conoscenza", le culture politiche del paese non sono adeguate a interpretare e rappresentare la novità sistemica e non settoriale della produzione di valore nell'era digitale e nella sua convergenza interconnessa in rete. Abbiamo bisogno di costruire e condividere un retroterra comune nel quale si riconoscano tutti i portatori di interessi nelle loro differenze, così come è accaduto nel secolo scorso per la società industriale/manifatturiera. Questa non è una oziosa pretesa, le esperienze riformiste hanno governato e governano al Nord solo quando interpretano e rappresentano i processi e gli attori dell'innovazione, altrimenti prevalgono logiche settoriali di interlocuzione economico/finanziaria e opinioni pubbliche atomizzate, semplificate ed impressionabili.
Pensate: la nuova Fiera a Rho- Pero, voluta e decisa dall'unica giunta regionale lombarda di centrosinistra tre lustri or sono, ora inizia a generare anche un indotto circostante. Bene, a Rho, tradizionale roccaforte del centrosinistra la Sindaco Pessina ha perso le elezioni perché ha costruito un campo nomadi organizzato e a numero chiuso mentre a Milano, dove le amministrazioni di centrodestra li lasciano allo sbando per la città, perdiamo comunque. Morale: al Nord i cittadini non affidano il loro futuro, le loro aspettative e le loro insicurezze al centrosinistra. Da qui, dalla territorialità federale, dobbiamo partire per costruire le forme e le ragioni del Partito Democratico perché non dipenda dagli equilibri contingenti delle assemblee istitizionali elettive.
In Francia Sarkozy è stato l'alternativa e l'evoluzione del centrodestra stesso proprio mentre governava e senza essere il Premier, da noi la definizione tempestiva di una leadership per il Partito Democratico è vista come disturbo del guidatore, l'ingenuo o malizioso viatico per governi istituzionali. Per chi,
qui al Nord, pensa ancora la politica pubblica come rispondente ad interessi generali la politica organizzata, con le sue gelosie e le negoziazioni di presunte rendite di posizione, costituisce il fattore di conservazione più prepotente oggi in campo a fronte delle nuove sfide della società globale, digitalizzata ed interattiva. Non è una questione di fretta o meno, chi vuole partecipare alla costituente democratica vuole sapere di quale quota di sovranità disporrà con la sua iscrizione, le astensioni elettorali ci dicono anche questo. Tanto più un processo di partecipazione sarà aperto, quindi senza alternative precostituite, inclusivo, informato e quindi consapevole, tanto più alta e adeguata alle sfide sarà la sua qualità politica. Qui la rete non è la virtualità sostitutiva e contrapposta ai luoghi di partecipazione come in Second Life, ne costituisce, invece, una complementarietà. La partecipazione informata in rete non è una indebita ingerenza ma una partecipazione diretta, essa costituisce il presupposto di risignificazione e di ridefinizione delle forme e dei luoghi, nei processi di decisione politica sia nella scelta dei fondamenti valoriali, che negli indirizzi programmatici, piuttosto che dei candidati e dei leader.
Fiorello Cortiana – Consulta sulla Governance di Internet Ministero dell'Innovazione

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