sabato, aprile 01, 2006

La ricerca in Italia

L’importanza che la ricerca, l’innovazione e il capitale umano, rivestono nella società della conoscenza per un’economia competitiva e un percorso di sviluppo, che sia equilibrato, sostenibile e socialmente equo, è riconosciuta ormai da tutti. Eppure, si avverte che questo riconoscimento non si traduce in priorità nelle scelte strategiche, non è il filo conduttore di fondo per le politiche del governo nazionale. Le difficoltà del nostro paese mostrano che questo riconoscimento troppo spesso si è risolto in un vuoto esercizio retorico. Non è ancora maturata una politica nazionale chiaramente diretta a puntare su questi fattori come motore essenziale per il rilancio dell’Italia. Particolarmente dannosa è stata la politica dell’attuale governo che ha mostrato una ricorrente sottovalutazione del ruolo e dell’impegno nell’università e nella ricerca pubblica, con le note conseguenze della scarsità di risorse, della precarizzazione del lavoro, dell’invecchiamento dei ricercatori, della fuga dei cervelli.

L'Italia è divenuta il fanalino di coda della creatività e dell'innovazione nel mondo. Nell’autorevole classifica 2005 sulla competitività dei «sistemi Paese», elaborata per il 26mo anno dal World Economic Forum (WEF, l'organizzazione responsabile del meeting mondiale di Davos, in Svizzera), l' Italia si colloca al 47mo posto su 117 nazioni, in netta discesa rispetto alla 21ma posizione che deteneva nel 2001. Davanti a noi, tutti i Paesi dell' Unione Europea (eccetto la Polonia, 51ma, che però recupera 9 posizioni). Il primato di «sistema» più competitivo va per il terzo anno consecutivo alla Finlandia. Gli Stati Uniti si confermano al secondo posto, la Svezia al terzo. Resta, inoltre, alto in classifica il Nord Europa, con la Danimarca (4a), la Norvegia (9a), l' Olanda (11ma).

Nature, la rivista scientifica più prestigiosa del mondo ha pubblicato recentemente un articolo sullo stato della ricerca scientifica in Italia dopo i cinque anni di governo di centrodestra.

Non ne usciamo affatto bene.