lunedì, settembre 29, 2008

Per alleggerire il clima
E' un esempio di come la visualizzazione di informazioni complesse può servire a comprendere i fenomeni. Quante cose curiose verrebbero fuori applicando tali tecniche ai flussi di voto.
Dopo il primo voto
La lettera inviata insieme a Luigi Campanella dopo il primo voto
Care Colleghe e cari Colleghi,
prima di tutto grazie a tutti i colleghi che hanno sostenuto con il voto le nostre candidature e a tutti quelli che, comunque, hanno condiviso le nostre idee progettuali, a tutti coloro che hanno partecipato alle votazioni..
Siamo convinti che ora, alla vigilia della seconda votazione, sia giunto il momento di assicurare alla Sapienza rapidamente un Rettorato, eletto con il più largo consenso e il più possibile espressione delle diverse anime culturali e progettuali della nostra università.
Lo chiede la vera e propria emergenza Sapienza, che vive nel contesto di sofferenza dell’intero sistema universitario e di ricerca del paese. C’è l’urgenza di dare alla nostra comunità accademica un governo che disponga del massimo di qualità progettuale, di incisività operativa e di autorevolezza. Condizioni che possono essere assicurate soltanto attraverso la mobilitazione di tutte le intelligenze e di tutte le passioni della nostra comunità accademica in un impegno concorde nel perseguire l’interesse generale della Sapienza.
Le numerose candidature nella prima tornata di voto hanno certamente rappresentato un passaggio di utile competizione positiva per il futuro della Sapienza. In queste ultime ore abbiamo lavorato per proseguire questo percorso e farlo evolvere in un confronto che si catalizzasse tra due chiare e riconoscibili visioni programmatiche e, semmai, tra due differenti stili di governo – come è d’altronde in tutti i confronti elettorali nelle democrazie avanzate -.
Ciò, però, non è stato possibile. Né riteniamo opportuno per l’interesse generale della Sapienza e per la qualità del confronto elettorale, incamminarsi in un percorso di progressive aggregazioni su più candidature che, inevitabilmente, si configurerebbero soltanto come alleanze tattiche realizzate nell’intento di rappresentare numeri più consistenti di voti.
D’altronde, l’esito della prima votazione ha manifestato con chiarezza un orientamento prevalente, evidenziando attraverso le significative differenze dei risultati, le proprie indicazioni.
Riteniamo, quindi, di proseguire il percorso per l’elezione del Rettore, al di fuori della competizione elettorale diretta come candidati, ma con il nostro impegno, rinnovato e ancora più intenso, per la qualità e l’incisività delle proposte programmatiche del nuovo Rettorato. A partire dalla difesa e dalla valorizzazione del carattere pubblico della Sapienza, istituzione universitaria sempre più di pregio nel territorio, nel paese e a livello internazionale. Per concentrare l’azione su alcune questioni prioritarie necessarie ad imprimere alla Sapienza la svolta che serve: puntare sulla qualità della Sapienza; realizzare la Sapienza come sistema federato compiuto; assicurare il risanamento finanziario; restituire alle facoltà di medicina e alle strutture della sanità universitaria la valenza pregiata di risorsa per l’intera Sapienza; avviare una nuova stagione nella gestione che faciliti e accompagni questo processo di rinnovamento, con una guida amministrativa illuminata, dinamica, innovativa, alla Sapienza, ma anche al Policlinico Umberto I.
Un impegno che proseguirà con il nuovo Rettorato. Per rafforzare con il nostro apporto di competenza e di partecipazione la prospettiva strategica di una Sapienza di eccellenza, competitiva per qualità ed efficienza a livello nazionale e internazionale. Per aggiungere potenzialità e collegialità plurale al Rettorato che eleggeremo. Per garantire la valorizzazione delle idee, delle posizioni, della disponibilità dei tanti colleghi che hanno sostenuto le nostre candidature nel primo turno di voto, di tutti i colleghi di tutte le componenti della nostra comunità accademica.
Oggi, nell’emergenza Sapienza, amare la nostra università significa esserci, con le nostre proposte, la nostra creatività, la nostra capacità critica; significa sviluppare il nostro impegno, con il nuovo Rettorato, al di là di quanto lo percepiamo o meno un nostro risultato elettorale. Saranno proprio le nostre differenze, le molteplicità di idee a realizzare la visione illuminata che serve per governare la complessità della sfida che ci attende. Questo è vincere le elezioni. Per il Rettore che eleggeremo, per tutta la comunità accademica.
29 settembre 2008
Gianni Orlandi                  Luigi Campanella

lunedì, settembre 22, 2008

La mia risposta al contributo "La Sapienza delle donne?" di alcune Colleghe della Sapienza


Care Colleghe,

sono assolutamente convinto che la valorizzazione della ricerca, come percorso essenziale per puntare sulla qualità della Sapienza, debba prevedere uno specifico impegno dedicato agli gender studies.
Trovo quindi ottima l’ipotesi di dare vita nella Sapienza ad un vero e proprio Centro Studi, che consolidi e supporti le esperienze già in atto e realizzate e possa costituire riferimento culturale per l’azione dello stesso Comitato pari opportunità.
Penso, ad esempio, a come avrebbe rappresentato utile punto di riferimento anche per le stesse attività che ho potuto sviluppare in questi ultimi anni presso il mio Dipartimento di Scienza e tecnica dell’informazione e della Comunicazione, in particolare con due Laboratori che hanno vinto progetti finanziati dalla Regione Lazio: un Laboratorio per lo sviluppo di idee imprenditoriali innovative nel campo dell’ICT, che prevedeva l’inserimento con borse di studio di giovani ingeneri stagisti, per il quale abbiamo selezionato il 50% di ragazze, tre delle quali hanno poi dato vita ad uno spin off, forse tra i pochi high tech composto solo di donne ingegnere; il Laboratorio FormaOriemtaInnova che sta realizzando un Master in Tecniche per la Multimedialità, per il quale abbiamo selezionato ancora una volta il 50% di ragazze, 10 laureate su 20 partecipanti, e che sta sperimentando azioni di orientamento di genere tra le studentesse di ingegneria della Sapienza, dell’Università dell’Aquila, nell’Università Politecnica delle Marche. Piccoli esempi delle possibilità di azione e delle potenzialità che potrebbero crescere con una sede stabile come il Centro Studi.
Condivido l’ipotesi di creare una struttura che sia Centro di ricerca interdisciplinare sulle tematiche di genere, ma che svolga anche le funzione di Centro di servizio, finalizzato a facilitare l’espressione dello studio e della ricerca in materia, dalla costruzione di reti di rapporti e sinergie tra le diverse attività e le diverse competenze presenti nella Sapienza, dall’accesso ai finanziamenti, sia a livello regionale e nazionale, che a livello europeo e internazionale, dalla gestione di tutte le attività di amministrazione dei progetti, alla diffusione e pubblicizzazione dei risultati degli studi e delle ricerche, in modo da rappresentare un centro di diffusione di conoscenza e di attrazione di talenti e di giovani nel territorio e a livello nazionale e internazionale.
In tal senso, vedo con molto interesse la vostra proposta di proiettare l’attività del Centro di Servizio anche in direzione della progettazione di servizi alle donne: penso, ad esempio, all’empowerment progettato in stretto collegamento con la ricerca interdisciplinare, e, quindi con la possibilità di vederne tutte le implicazioni, da quelle più strettamente psicologiche, a quelle collegate ad una visione di genere del benessere, fino ai percorsi per la valorizzazione in campo professionale.
Ovviamente, un Centro di questo tipo, dovrebbe essere dotato di una sede fisica e virtuale e di tutti gli strumenti tecnici, organizzativi e finanziari per poter operare concretamente.
Con tutto ciò la Sapienza potrebbe dare un importante contributo anche alla rivisitazione e all’avanzamento delle politiche di mainstreaming, in modo da renderle sempre più adeguate a cogliere l’evoluzione delle problematiche di genere e le diverse problematiche delle donne, nella società globale.
Continuo a sognare così la Sapienza, come una istituzione culturale pubblica, sede di formazione e di trasmissione di conoscenza, agente di sviluppo e di progresso, per le donne e per gli uomini, per i giovani e per gli anziani, per i cittadini italiani e per gli immigrati che vivono nel nostro territorio.
Un caro saluto.
22 settembre 2008
Gianni Orlandi
Il mio appello al voto
Qualità, efficienza, partecipazione: i miei primi tre mesi di governo
Care Colleghe e cari Colleghi,
partecipiamo in massa al voto per l’elezione del Rettore, da martedì 23 alla mattina di venerdì 26 settembre. L’impegno di tutta la comunità accademica, docenti, personale tecnico, amministrativo, bibliotecario, socio-sanitario, studenti, è il primo passo per eleggere il Rettore che governi la Sapienza nel segno della qualità.
In queste settimane, ho partecipato a numerosissime occasioni di incontro e di confronto con i colleghi, ho avuto moltissimi contatti e scambi di idee, anche individuali. Ho potuto riscontrare ampia condivisione delle mie proposte programmatiche e convinti sostegni alla mia candidatura. Ho potuto riscontrare che la mia idea di Rettorato ha fatto crescere e, in qualche caso, rinascere in molti colleghi la voglia di sognare e di combattere affinché la nostra università diventi il luogo di eccellenza, ove è facile studiare e lavorare, aperto, raggiungibile, efficiente, istituzione pubblica, che sia vanto della città e del paese, in tutti i contesti nazionali e internazionali.
Ho avuto modo di verificare un consenso diffuso soprattutto alla mia scelta netta per il cambiamento. Per imprimere un cambio di passo alla Sapienza, per compiere scelte di priorità chiare e nette, per affrontare con determinazione nodi irrisolti e disfunzioni, per abbandonare logiche di difesa o mantenimento dello status quo o dei piccoli aggiustamenti. Per avviare una nuova stagione nella gestione che faciliti e accompagni questo processo di rinnovamento, con una guida amministrativa illuminata, dinamica, innovativa, alla Sapienza, ma anche al Policlinico Umberto I.
Tutto ciò ha reso ancora più forte la mia convinzione che, insieme, possiamo realizzare questo futuro autorevole e prestigioso della Sapienza, protagonista nel rilancio del sistema universitario e di ricerca del paese. Con queste condizioni, infatti, possiamo vincere la sfida e allontanare il rischio di declino.
Ma il nostro sogno per la Sapienza richiede la concretezza di proposte precise e cadenzate nel tempo. Ho definito a questo scopo un programma operativo “Le azioni da realizzare entro i primi tre mesi di governo”, che vi allego, che identificano pochi e chiari obiettivi sui quali, da Rettore, intendo concentrare l’azione per realizzare rapidamente i primi risultati e aprire il nuovo anno 2009 con le condizioni necessarie per affrontare l’insieme delle problematiche della nostra università, anche di prospettiva di medio e lungo termine.
Per questi obiettivi, per questo progetto, per questo sogno, vi chiedo di votarmi e di farlo fin dalla prima votazione in modo da dare un segnale significativo che può concorrere a costruire le convergenze necessarie per vincere le elezioni e per governare bene la Sapienza
Insieme, noi possiamo farlo. Per noi che lavoriamo nella Sapienza, per gli studenti che oggi vi studiano, per l’università e la ricerca italiane, per la città, per il paese, per gli studenti che verranno.
Roma, 22 settembre 2008

Gianni Orlandi
email: gianni.orlandi@uniroma1.it
Cell.: 3488097609

Si vota il 23, 24 e 25 settembre 2008 dalle ore 8,00 alle ore 19,00 e il 26 settembre 2008 dalle ore 8.00 alle ore 12.00, in Aula Magna presso il Rettorato.

mercoledì, settembre 17, 2008

Le azioni dei miei primi tre mesi di governo da Rettore
Qualità, efficienza, partecipazione:
costruiamo insieme il futuro della Sapienza
di Gianni Orlandi


Le azioni da realizzare entro i primi tre mesi di governo.

Oggi serve, anzi è indispensabile, esercitare la capacità di identificare le questioni prioritarie, necessarie per imprimere una svolta di qualità e rimettere in gioco la Sapienza, ponendola in grado di affrontare al meglio la complessa fase che si è aperta per l’università e la ricerca italiane.
Puntare sulla qualità della Sapienza, costruendo strumenti e metodi per valorizzare, competenze ed eccellenze dei docenti e del personale tecnico amministrativo in modo da assicurare alti livelli nella formazione, competitività nazionale e internazionale della ricerca, efficienza della gestione e funzionalità delle strutture e dei servizi agli studenti.
Realizzare la Sapienza come sistema federato compiuto, basato su una piena autonomia economica e gestionale degli Atenei, che consenta la piena espressione dei distinti ruoli dei dipartimenti e delle facoltà e che ridisegni l’assetto della nostra università, ormai non più governabile in forma accentrata, fino alla ridefinizione dei poteri del Rettore nella logica di una nuova governance di unitarietà e decentramento.
Assicurare il risanamento finanziario attraverso meccanismi virtuosi di gestione della spesa, a partire dalla valorizzazione degli investimenti nella ricerca, attraverso la gestione federata delle risorse, a partire dal bilancio per il 2009, e attraverso la determinazione di meccanismi nazionali di finanziamento basati sulla qualità e il merito, per i quali la Sapienza può essere riferimento.
Restituire alle Facoltà di Medicina e alle strutture della sanità universitaria la valenza pregiata di risorsa per l’intera Sapienza, affrontando con determinazione i nodi del Policlinico Umberto I (qualità, merito e trasparenza nell’assegnazione delle responsabilità mediche e sanitarie e nell’uso delle strutture; lotta agli sprechi di ogni genere, finanziari, nell’utilizzo delle attrezzature e degli impianti, nella destinazione delle risorse umane; assoluto rigore e trasparenza negli appalti e in tutte le procedure di acquisto di beni e servizi; effettiva fattibilità degli interventi di risanamento edilizio) e dando definitiva soluzione alla inaccettabile carenza di spazi e strutture per la didattica e la ricerca della seconda facoltà.

Pochi e chiari obiettivi sui quali concentrare l’azione per realizzare rapidamente, entro i primi tre mesi di governo, i primi risultati e aprire il nuovo anno 2009 con un passo diverso e con le condizioni necessarie per affrontare l’insieme delle problematiche, anche di prospettiva di medio e lungo termine, che segnino la Sapienza del futuro.


Per puntare sulla qualità della Sapienza:
o aumento dei finanziamenti per la ricerca e riduzione dei contributi sui finanziamenti esterni dei Dipartimenti alla Sapienza centrale fin dal bilancio 2009;
o creazione di uno strumento/struttura, operativo dal 1 gennaio 2009, che faciliti e potenzi l’accesso ai finanziamenti per la ricerca anche attraverso la creazione di un presidio Sapienza in sede europea, la gestione di tutte le attività di project management e di amministrazione, l’utilizzazione e la valorizzazione dei risultati;
o immediata attivazione di un piano di interventi diretti alla valorizzazione del ruolo dei ricercatori, a partire dalla realizzazione della parità dei diritti e dei doveri di tutta la docenza in tutta la Sapienza; costituzione nel bilancio 2009 di un fondo destinato alla valorizzazione, secondo criteri di merito, di giovani che intendono impegnarsi nella ricerca;
o immediata costituzione di un gruppo di lavoro per la razionalizzazione dell’offerta didattica, finalizzata al potenziamento dei corsi di qualità, che produca indicazioni operative fin dall’anno accademico 2009/2010;
o definizione di un piano organico di interventi per la valorizzazione del ruolo del personale tecnico-ammistrativo da rendere operativo dal 1 gennaio 2009.
o immediata ripresa della realizzazione del piano edilizio e immediata costituzione di uno strumento innovativo che ottimizzi l’utilizzo delle risorse finanziarie, riduca i tempi di realizzazione delle opere, consenta di utilizzare pienamente le competenze presenti nella Sapienza; contestuale risoluzione positiva delle attività pregresse riconoscendo le attività sviluppate dai colleghi;
o prolungamento dell’apertura delle biblioteche e delle strutture, a partire dal 1 gennaio 2009.

Per realizzare la Sapienza come sistema federato compiuto:
o immediata realizzazione, a partire dal 1 gennaio 2009, della devoluzione di funzioni agli Atenei Federati e varo dei provvedimenti necessari a garantire la piena autonomia economica e gestionale degli Atenei, fino alla coerente revisione dello Statuto;
o immediata costituzione di un gruppo di lavoro, che dovrà concludere le sue attività entro l’anno 2009, per la revisione della composizione degli Atenei Federati, in modo da tenere conto delle esigenze culturali e gestionali maturate nella fase di avvio del sistema federato;
o immediata costituzione di una vera squadra di governo, attraverso l’attribuzione di deleghe chiare e trasparenti per le principali problematiche, e programmazione di riunioni periodiche del corpo accademico nelle quali discutere e condividere gli indirizzi strategici del governo della Sapienza;

Per assicurare il risanamento finanziario:
o messa a punto e realizzazione di un piano di rientro dal deficit a carattere triennale e annuale, a partire dalla gestione del bilancio 2009; contestuale definizione e attivazione di un piano d’azione diretto al reperimento e all’acquisizione di risorse pubbliche e private, anche attraverso l’individuazione di strumenti innovativi;
o immediato avvio, fin dal bilancio 2009, della gestione federata delle risorse;
o immediata costituzione di un gruppo di lavoro che elabori e definisca proposte per la revisione dei meccanismi nazionali di finanziamento, in modo da tenere conto della specificità della Sapienza e di affermare progressivamente criteri basati sulla qualità e il merito.

Per restituire alle facoltà di medicina e alle strutture della sanità universitaria la valenza pregiata di risorsa per l’intera Sapienza:

o definizione del piano di interventi immediatamente realizzabili per il rilancio della qualità del Policlinico Umberto I, di competenza della Sapienza e/o dell’Azienda (assegnazione delle responsabilità mediche e sanitarie, uso delle strutture, lotta agli sprechi, rigore e trasparenza negli appalti e in tutte le procedure di acquisto di beni e servizi, relazioni sindacali stabilmente improntate alla logica del confronto etc.), da rendere operativo dal 1 gennaio 2009;
o attivazione immediata del confronto con la Regione per la chiara e positiva definizione dei rapporti tra l’Università e le Aziende e dei nodi del Policlinico Umberto I (management, situazione finanziaria, equiparazione dei trattamenti, etc.) in modo da assicurare certezze e un futuro di rilancio e valorizzazione del nesso inscindibile tra didattica, ricerca e assistenza;
o definitiva assunzione delle scelte per il risanamento edilizio del Policlinico Umberto I, accompagnate da un preciso piano di fattibilità, da effettuare entro i primi tre mesi di governo, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione della Facoltà e con il supporto delle istituzioni locali;
o promozione immediata di un tavolo nazionale sui Policlinici Universitari per la definizione di un quadro normativo nazionale adeguato a tutelare e valorizzare la peculiarità dell’attività sanitaria svolta in ambito universitario e a regolare coerentemente il rapporto con il servizio sanitario nazionale e le politiche di finanziamento;
o immediata attivazione del progetto per gli spazi per la didattica e la ricerca della seconda Facoltà di Medicina.

Sono questi i terreni sui quali realizzare risultati in tempi rapidi, concretizzando così il cambiamento che farà la differenza.

martedì, settembre 16, 2008

Riporto di seguito la lettera inviata ai Ricercatori sul ruolo dei Ricercatori per la qualità della Sapienza
A tutte le Colleghe e i Colleghi ricercatori

Oggetto: il ruolo dei Ricercatori per la qualità della Sapienza

Care Colleghe e cari Colleghi.
nei giorni scorsi ho esposto le mie idee programmatiche sul come essere oggi Rettore della Sapienza. Un approccio diverso e più incisivo di governo scegliendo poche, chiare questioni prioritarie per imprimere una svolta alla Sapienza, metterla in grado di affrontare al meglio la complessa fase aperta per l’università e la ricerca italiane, realizzare rapidamente, entro i primi tre mesi di governo, i primi risultati.
Ho posto come prima tra le questioni prioritarie la necessità di puntare sulla qualità della Sapienza, costruendo strumenti e metodi per valorizzare competenze ed eccellenze dei docenti e del personale tecnico amministrativo in modo da assicurare alti livelli nella formazione, competitività nazionale e internazionale della ricerca, efficienza della gestione e funzionalità delle strutture e dei servizi agli studenti.
Sono convinto – e lo sono da tempi lontani, in tutti i ruoli di governo accademico che ho ricoperto, da ultimo nella scorsa tornata elettorale per il Rettore – che per fare qualità, il ruolo dei ricercatori e la sua valorizzazione sia cruciale. I ricercatori sono una componente essenziale della docenza universitaria. Sono stati indispensabili per l’attuazione della riforma degli ordinamenti didattici, sono indispensabili, oggi più che mai, per garantire la qualità dell’offerta formativa. Sono preziosi per realizzare qualità nella ricerca e per affermarne livelli di eccellenza di prestigio internazionale.
Per queste ragioni apprezzo e condivido gli obiettivi indicati dal Coordinamento dei Ricercatori della nostra università. Sono i miei obiettivi per il futuro della Sapienza.
Su questi obiettivi, da Rettore, intendo operare, da subito, costruendo nel contempo attorno ad essi la condivisione e l’impegno di tutta la comunità accademica. Intendo farlo da subito per recuperare ritardi, inadempienze, disattenzioni che hanno contraddistinto questi ultimi anni, nei quali, al di là di quanto era stato preannunciato, sono state del tutto ignorate le esigenze e le problematiche dei ricercatori. Voglio già delineare i passaggi da compiere per definire concretamente il percorso di azione.
1. Garantire nella Sapienza, fin dalle prime settimane di governo, la parità dei diritti e dei doveri di tutta la docenza, in modo omogeneo in tutte le facoltà, determinando in tal senso una sensibilizzazione anche culturale di tutta la comunità accademica; consolidare tale esito in una modifica di Statuto che sancisca piena dignità nella vita dell’università e nei suoi momenti decisionali a tutte le componenti della comunità accademica, garantendo la sua integrale applicazione attraverso l’implementazione di idonei strumenti di governance, quale una commissione permanente per la vigilanza sull’applicazione dello Statuto; coinvolgimento diretto dei ricercatori nel governo della Sapienza che deve trarre impulso innovativo dall’apporto di tutte le componenti della comunità accademica.
2. Affermare il ruolo della Sapienza come protagonista del rilancio del sistema universitario e di ricerca del paese e della sua competitività internazionale, della valorizzazione dell’università pubblica, dell’inscindibile legame tra didattica e ricerca e del ruolo insostituibile dei ricercatori, a partire dall’istituzione della terza fascia della docenza.
3. Concretizzare la valorizzazione della ricerca e dei suoi risultati e la valorizzazione dei ricercatori realizzando strumenti e servizi adeguati, operando scelte mirate di finanziamento, destinando risorse ai percorsi di carriera dei ricercatori e al reclutamento di giovani.
Tutto ciò può essere avviato a realizzazione nei primi tre mesi di governo e a partire dal bilancio per il 2009, in modo da aprire il nuovo anno con un passo diverso, adeguato alla sfida che attende la Sapienza e l’intero sistema universitario e di ricerca del paese.
Occorre però l’impegno in prima persona di tutti i ricercatori. Occorre il vostro impegno che mi accompagni con convinzione e in modo massiccio per vincere le elezioni, con l’espressione di un voto di sostegno chiaro e netto fin dalla prima votazione.
Dal vostro impegno può dipendere l’elezione del Rettore, dal nostro impegno insieme dipenderà il futuro della Sapienza.
Un caro saluto.
12 settembre 2008

Gianni Orlandi

lunedì, settembre 15, 2008

Lettera inviata ai Colleghi della prima Facoltà di Medicina
Alle Colleghe e ai Colleghi della prima Facoltà di Medicina

Care Colleghe e cari Colleghi,
come sempre durante le campagne elettorali, quando si giunge alla vigilia del voto, si registra qualche tono eccessivo, che talvolta indulge a polemiche personali o a letture comode, anche se non veritiere, dei fatti accaduti e della realtà contingente.
Anche in questa occasione avevo sperato, da inguaribile sognatore, che ciò non si sarebbe verificato nella Sapienza oggi, a fronte della vera e propria emergenza che viviamo, nella situazione sempre più difficile nella quale viene spinto il sistema universitario e di ricerca e, in particolare nella nostra regione, il sistema sanitario. Speravo avrebbe prevalso lo spirito solidale di una comunità accademica che vuole eleggere il Rettore in grado di rilanciare la nostra università e di restituire al Policlinico Umberto I le condizioni per fare l’eccellenza che potrebbe.
Ma non voglio abbandonare i sogni per adattarmi alle miserie della realtà, soprattutto non voglio rinunciare al sogno di realizzare veramente, da Rettore, un futuro di qualità per tutta la Sapienza, per le sue Facoltà di medicina, per il Policlinico Umberto I.
Invito allora tutti i colleghi della Facoltà di Medicina e, in particolare, i colleghi che hanno ritenuto di scrivere a sostegno della candidatura di Frati una lettera, che purtroppo si sostanzia soltanto in un attacco alla mia persona, fondato su una vetusta leggenda di sei anni fa, a confrontarsi con la realtà dei problemi e con il percorso da attivare da subito per cambiare davvero le cose, chiudendo definitivamente una stagione di governo che ha lasciato degradare il Policlinico Umberto I, una struttura di sanità universitaria, che era e possiamo far tornare ad essere vanto della città e del paese.
Ho già illustrato a tutti i colleghi linee e obbiettivi precisi, cadenzati nel tempo, che possono produrre i primi risultati nei primi tre mesi di governo, perché c’è urgenza e non è rinviabile gestire con un passo diverso le scelte di governo del Policlinico Umberto I e il rapporto con la Regione, che deve assicurare scelte chiare e nette per valorizzarne il ruolo.
Per tutto ciò cari colleghi, e per lo stile diverso in cui governerò da Rettore, fondato sulla trasparenza e sulla partecipazione, vi chiedo di votarmi e di farlo subito, fin dalla prima votazione. Proprio voi, cari colleghi, che siete così numerosi al voto, potete essere protagonisti della svolta che chiude con il passato e, finalmente, costruisce il futuro.
Insieme, possiamo farlo e concretizzare il sogno di eccellenza per le nostre facoltà di medicina, per il Policlinico Umberto I, risorse di tutta la Sapienza.
Un caro saluto.
14 settembre 2008
Gianni Orlandi

venerdì, settembre 12, 2008

venerdì 3 settembre 2008
La lettera di Marco Balsi è molto importante perché pone l'attenzione ad un tema di grande rilievo etico, come la collocazione netta ed inequivocabile della nostra università nell'impegno coerente per la pace. A suo tempo, quando ero Pro Rettore, ho sempre sostenuto tale impostazione e, in particolare, l’esplicita esclusione dei fini bellici nell’utilizzazione dell’attività di ricerca da noi sviluppata.
La scomparsa dello specifico comma, che era contenuto nello schema-tipo di contratto di ricerca in conto terzi della nostra Università, approvato dagli organi accademici, è senz’altro molto preoccupante, in quanto sembrerebbe prefigurare una sottovalutazione, se non un cambiamento di atteggiamento, avvenuto negli ultimi tempi, nei confronti della questione.
C’è da evidenziare, inoltre, che sia l’atto di indirizzo che il Regolamento per il conto terzi, tuttora vigenti, continuano a prevedere esplicitamente tale esclusione (rispettivamente all’art. 14 e all’art. 3, punto h). Quindi, l’esclusione del comma nella bozza di contratto violerebbe anche tali norme interne della Sapienza.
Se dovessi diventare Rettore, ovviamente porrei la massima attenzione al rispetto di tale esclusione e ad una corretta e coerente stesura di tutti gli atti amministrativi di interesse. Credo, in proposito, che tale tema, e più in generale, tutta la problematica dei risvolti etici della ricerca, dovrebbe essere posta all’attenzione e al dibattito degli organi accademici e di tutta la comunità accademica per una chiara e forte presa di posizione, realizzando specifici momenti dedicati nella Sapienza, anche aperti ai giovani e ai cittadini, e costruendo apposite sedi per mantenere continua l’attenzione.
L’università, e la Sapienza per prima come più grande università europea, può e deve tornare a svolgere un ruolo di sensibilizzazione e di orientamento culturale nel paese e di formazione nei confronti dei giovani, su argomenti di tale portata, tornando a segnare in modo inequivocabile la ricerca universitaria come ricerca finalizzata alla pace, alla difesa dell’ambiente e al progresso dell’umanità.

3 settembre 2008
Gianni Orlandi
************************************************
LETTERA APERTA AI CANDIDATI RETTORI DELL’UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA” SULLA RICERCA DI INTERESSE MILITARE
Roma, 31 agosto 2008
Sono un ricercatore del Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università “La Sapienza”. Mi rivolgo a voi candidati alla carica di Rettore della nostra Università, per sottoporvi una questione che mi sta a cuore e che mi sembra di notevole importanza etica e sociale, allo scopo di conoscere come intendete, se eletti, orientarvi rispetto alle attività di ricerca di diretto interesse militare svolte dai nostri dipartimenti. Personalmente sono a conoscenza del fatto che nell’ambito del mio Dipartimento vengono svolte attività di ricerca in conto terzi attraverso contratti con le società Rheinmetall, MBDA, Elettronica s.p.a. Preferisco parlare solo di cose di cui ho notizia diretta e certa, ma è molto probabile che altre attività del genere siano svolte nell’ambito della nostra Università. Le società citate sono attive nella realizzazione di armi, le prime due direttamente di armi di offesa, la terza di sistemi di protezione di sistemi d’arma (1). Come noto anche da atti degli organi di governo dell’Università, Rheinmetall ha recentemente finanziato un posto di ricercatore di ruolo, operazione tecnicamente equivalente ad una donazione, ma difficilmente attribuibile a puro mecenatismo. Non sono purtroppo capace di ricostruire quale sia l’origine di un comma che fino a poco tempo era contenuto nello schema-tipo di contratto di ricerca in conto terzi della nostra Università e che recitava: “Le parti, inoltre, si impegnano a non utilizzare i risultati ottenuti per fini bellici”. Questa frase è oggi scomparsa dal modello (http://www.uniroma1.it/ricerca/esterno/formatcon.php). Il fatto che per molti anni sia stato prescritto che i contratti che firmavamo contenessero questo impegno è comunque segno che in passato esisteva una decisione degli organi centrali de “La Sapienza” di non collaborare allo sviluppo di armi e strumenti di guerra. Anche quando esisteva, sono testimone del fatto che questo impegno veniva costantemente disatteso, dichiarando quanto sopra citato nei rapporti con aziende, come quelle citate, che non fanno nulla che non abbia fini “bellici”, come con altre (in particolare quelle del gruppo Finmeccanica) per le quali è quasi impossibile capire le finalità di una specifica ricerca, perché realizzano sistemi di interesse sia militare che civile. Mi sembra importante che la nostra Università faccia una chiara scelta etica di astensione dal collaborare alla progettazione e realizzazione di armamenti, specialmente quando si tratta armi così odiose come le bombe cluster. Mi è stato in varie occasioni obiettato che rifiutando di collaborare con aziende che producono armi si rende più difficile alle stesse sviluppare linee di progettazione e produzione di tipo civile che potrebbero dare un’alternativa praticabile anche in termini di occupazione. Mi sembra evidente che un progetto di ricerca che fosse orientato alla riconversione di un’azienda di questo genere sarebbe da sostenere con tutto l’impegno di cui siamo capaci. Nei dodici anni passati in questa facoltà come ricercatore di ruolo non sono ancora stato testimone di una sola proposta reale in tal senso. Mi permetto di citare un breve brano dal libro “Pappagalli verdi”, di Gino Strada. “La mina non scoppia subito, spesso non si attiva se la si calpesta. Ci vuole un po' di tempo - funziona, come dicono i manuali, per accumulo successivo di pressione. Bisogna prenderla, maneggiarla ripetutamente, schiacciarne le ali. Chi la raccoglie, insomma, può portarsela a casa, mostrarla nel cortile agli amici incuriositi, che se la passano di mano in mano, ci giocano. Poi esploderà. E qualcun altro farà la fine di Khalil. Così abbiamo immaginato - sapendo che era tutto maledettamente vero - un ingegnere efficiente e creativo, seduto alla scrivania a fare bozzetti, a disegnare la forma della PFM-1. E poi un chimico, a decidere i dettagli tecnici del meccanismo esplosivo, e infine un generale compiaciuto del progetto, e un politico che lo approva, e operai in un'officina che ne producono a migliaia, ogni giorno. Non sono fantasmi, purtroppo, sono esseri umani: hanno una faccia come la nostra, una famiglia come l'abbiamo noi, dei figli, E probabilmente li accompagnano a scuola la mattina, li prendono per mano mentre attraversano la strada, ché non vadano nei pericoli, li ammoniscono a non farsi avvicinare da estranei, a non accettare caramelle o giocattoli da sconosciuti ... Poi se ne vanno in ufficio, a riprendere diligentemente il proprio lavoro, per essere sicuri che le mine funzionino a dovere. [...] Più bambini mutilati e ciechi, più il nemico è sconfitto, punito, umiliato.” Che questo non accada nella nostra Università. Spero che vorrete prendere un impegno in questo senso. Purtroppo non potrò essere presente all’incontro dell’8 settembre, in quanto quello stesso giorno devo presentare una relazione ad un congresso a Ginevra, ma affido al forum queste mie riflessione, sperando di vedere prese di posizione convincenti.
Cordialmente,
Marco Balsi ricercatore Dipartimento di Ingegneria Elettronica
(1) - Rheinmetall Italia s.p.a. (http://www.rheinmetall.it/ ), già Oerlikon Contraves. “Rheinmetall Defence stands for longstanding experience and pioneering innovation in the world of armoured vehicles, weapons and ammunition, air defence and electronics” (http://www.rheinmetall-detec.de/index.php?fid=766&lang=3 Titolare di brevetto US 4,524,694 per le bombe a grappolo (cluster bombs), produce in particolare il tipo M85, molto diffuso. Non dichiara alcun tipo di produzione di tipo civile.
- MBDA, “società leader a livello mondiale nei sistemi missilistici” (http://www.mbda-systems.com/mbda/site/ref/scripts/IT_At-a-glance_33.html). Produce in particolare il vettore SCALP utilizzato anche per testate nucleari. Non dichiara alcun tipo di produzione di tipo civile.
- Elettronica s.p.a. (http://www.elt-roma.com/) , “excellence in electronic warfare”, produce sistemi di “difesa elettronica”, destinati peraltro alla difesa di strumenti di offesa. Non dichiara alcun tipo di produzione di tipo civile.

mercoledì, settembre 10, 2008

Sul sito di Uniroma TV potete vedere la mia intervista sulle elezioni per il Rettore della Sapienza

domenica, settembre 07, 2008

Questa notte, 6 settembre 2008, alle 23.58 è nata Giulia la mia prima nipotina, figlia di Francesca la mia prima figlia.

lunedì, settembre 01, 2008

Essere Rettore della Sapienza per il quadriennio 2008/2012

Linee programmatiche
Care Colleghe e cari Colleghi,
sono convinto che occorre lavorare per un futuro autorevole e prestigioso della Sapienza.
Una Sapienza che esprima tutte le sue straordinarie potenzialità culturali, didattiche, di ricerca, ma anche di impegno civile e sociale, autentica risorsa di sviluppo e di progresso. Una Sapienza nella quale diventi facile studiare e lavorare, aperta, raggiungibile, efficiente. Una Sapienza alla quale tutti abbiano l’orgoglio di appartenere, come studenti, come docenti, come personale tecnico, amministrativo, bibliotecario, socio-sanitario. Una Sapienza, istituzione pubblica, che sia vanto della città e del paese, in tutti i contesti nazionali e internazionali. Una Sapienza che torni ad essere e sia sempre più “la nostra Sapienza”, la Sapienza di tutta la comunità accademica, nella quale si vive bene, con entusiasmo, con creatività.
Noi possiamo realizzare questo futuro.
Ne sono convinto in ragione dell’intelligenza critica accompagnata dalla passione per la nostra università che riconosco in tante colleghe e colleghi, le stesse che mi animano. Sono i due più preziosi punti di forza che rappresentano la più importante risorsa e la vera garanzia per una prospettiva di rilancio della Sapienza.
Ciò chiede come condizione indispensabile di dare vita ad un Rettorato che funga da sollecitatore e facilitatore dell’impegno di tutti i componenti della comunità accademica, in modo da poter tradurre intelligenza critica e passione in qualità di governo ed efficienza di gestione, in capacità di pensare scenari di medio e lungo termine e di livello nazionale e internazionale, mentre si dà risposta ai singoli e specifici problemi della vita quotidiana di studio e di lavoro. Per questo parto da qui come primo e preliminare “punto programmatico”.
D’altronde, la situazione di vera e propria emergenza che vive la Sapienza, nel contesto di sofferenza dell’intero sistema universitario e di ricerca del paese, chiede un modo diverso, più forte e deciso, di affrontare anche gli aspetti programmatici. La fase che stiamo attraversando è, infatti, particolarmente difficile, con un carico di problemi anche strutturali irrisolti, che rendono sempre più arduo lavorare e studiare nell’università, ai quali si aggiungono nuovi ostacoli, a partire dai tagli di risorse per il sistema universitario e di ricerca e dalle minacce al suo carattere pubblico, contenuti nei recenti provvedimenti di legge.
Oggi serve, anzi è indispensabile, esercitare la capacità di identificare le questioni prioritarie, necessarie per imprimere una svolta di qualità e rimettere in gioco la Sapienza, ponendola in grado di affrontare al meglio la complessa fase che si è aperta per l’università e la ricerca italiane. Pochi e chiari obiettivi sui quali concentrare l’azione per realizzare rapidamente, entro i primi tre mesi di governo, i primi risultati e aprire il nuovo anno 2009 con un passo diverso e con le condizioni necessarie per affrontare l’insieme delle problematiche, anche di prospettiva di medio e lungo termine, che segnino la Sapienza del futuro.
Richiamo di seguito, seppur brevemente, il cuore delle questioni prioritarie:
· puntare sulla qualità della Sapienza, costruendo strumenti e metodi per valorizzare, competenze ed eccellenze dei docenti e del personale tecnico amministrativo in modo da assicurare alti livelli nella formazione, competitività nazionale e internazionale della ricerca, efficienza della gestione e funzionalità delle strutture e dei servizi agli studenti;
· realizzare la Sapienza come sistema federato compiuto, basato su una piena autonomia economica e gestionale degli Atenei, che consenta la piena espressione dei distinti ruoli dei dipartimenti e delle facoltà e che ridisegni l’assetto della nostra università, ormai non più governabile in forma accentrata, fino alla ridefinizione dei poteri del Rettore nella logica di una nuova governance di unitarietà e decentramento;
· assicurare il risanamento finanziario attraverso meccanismi virtuosi di gestione della spesa, a partire dalla valorizzazione degli investimenti nella ricerca, attraverso la gestione federata delle risorse, a partire dal bilancio per il 2009, e attraverso la determinazione di meccanismi nazionali di finanziamento basati sulla qualità e il merito, per i quali la Sapienza può essere riferimento;
· restituire alle facoltà di medicina e alle strutture della sanità universitaria la valenza pregiata di risorsa per l’intera Sapienza, affrontando con determinazione i nodi del Policlinico Umberto I (qualità, merito e trasparenza nell’assegnazione delle responsabilità mediche e sanitarie e nell’uso delle strutture; lotta agli sprechi di ogni genere, finanziari, nell’utilizzo delle attrezzature e degli impianti, nella destinazione delle risorse umane; assoluto rigore e trasparenza negli appalti e in tutte le procedure di acquisto di beni e servizi; effettiva fattibilità degli interventi di risanamento edilizio) e dando definitiva soluzione alla inaccettabile carenza di spazi e strutture per la didattica e la ricerca della seconda Facoltà di Medicina.
Sono questi i terreni sui quali realizzare risultati in tempi rapidi, concretizzando così il cambiamento che farà la differenza.
Il nuovo contesto che determineremo ci consentirà di dare realizzazione all’insieme complessivo delle linee programmatiche della Sapienza del futuro. Le mie idee di fondo, d’altronde, sono note e vengono da lontano, sostanzialmente espresse nel programma della tornata elettorale 2004, disponibile all’indirizzo http://gianniorlandi.blogspot.com/, che, purtroppo, rimangono tuttora in larga misura non realizzate e quindi di assoluta attualità. Mi sento comunque di condividere molti degli obiettivi esposti su diverse problematiche dagli altri colleghi candidati. Fortunatamente essi risultano in gran parte affini, delineando così le premesse per una visione unitaria della Sapienza del futuro, ma ponendo anche le basi di una possibile convergenza che possa condurre a eleggere il Rettore, come esito di una competizione positiva, improntata all’interesse generale della Sapienza.
Sarà più opportuno, però, migliorare, affinare, arricchire gli obiettivi programmatici, in corso d’opera, sulla base dei risultati che di giorno in giorno realizzeremo, come esito di un confronto continuo, costruttivo perché capace di operare scelte e di realizzarle, e davvero collegiale, perché partecipato dai tanti colleghi di buona volontà e ricchi di idee che vorranno impegnarsi per la Sapienza del futuro.
Da ultimo, ma quasi come “un punto programmatico”, l’appello per una partecipazione di massa al voto, senza la quale perderebbe senso qualsiasi candidatura a Rettore che guardi in alto e pensi in grande. Contro lo scoraggiamento o la stanchezza che talvolta ci possono contagiare, contro la tentazione del disimpegno che a tratti ci può attraversare, contro il senso di sfiducia e la delusione che di tanto in tanto ci colgono, scendiamo tutti in campo con un impegno rinnovato per inseguire il sogno di realizzare la Sapienza, come luogo principe di formazione e trasmissione della conoscenza e come riferimento culturale per le grandi scelte strategiche del territorio e del paese.
Noi possiamo realizzare questo sogno.
Per tutto ciò sono candidato ad essere Rettore della Sapienza per il quadriennio 2008/2012, forte della spinta e della volontà di realizzare il nostro sogno insieme alle Colleghe e ai Colleghi, che spero partecipino sempre più numerosi e sempre più attivamente al governo della Sapienza.
Roma, 1 settembre 2008

Gianni Orlandi

Email: gianni.orlandi@uniroma1.it Cell.: 3488097609
Gianni Orlandi per La Sapienza

Il programma di governo per l’elezione del nuovo Rettore


1. Valorizzare la qualità della Sapienza e rilanciare il suo ruolo e la sua immagine.

2. Realizzare il decongestionamento e l’articolazione della Sapienza in Atenei Federati.

3. Affermare una vera e propria svolta nel governo della Sapienza.

4. Sostenere e valorizzare la ricerca.

5. Realizzare lo sviluppo di una didattica di qualità.

6. Garantire spazi e strutture e realizzare lo sviluppo edilizio.

7. Risanare la situazione finanziaria e assicurare le condizioni per lo sviluppo.

8. Valorizzare il ruolo del personale tecnico-amministrativo.

9. Assicurare il funzionamento e l’efficienza della gestione.

10. Rafforzare il rapporto con il mondo esterno e il territorio a partire dalle istituzioni locali.


1. Valorizzare la qualità della Sapienza e rilanciare il suo ruolo e la sua immagine.
La Sapienza conta su una storia prestigiosa e su un patrimonio culturale e scientifico di elevatissima qualità. In tutti i settori, nel confronto a livello nazionale e internazionale, siamo spesso punto di riferimento. Merito di ciò è l’impegno e il lavoro dei singoli e dei gruppi di ricerca. Tuttavia, la Sapienza, nel suo complesso, rimane sempre al di sotto dell'enorme potenziale delle sue risorse umane. La sua immagine risulta appannata e all'esterno, troppo spesso, la sua dimensione viene percepita come problema anziché come ricchezza.
Occorre imprimere una svolta netta rispetto al passato. Dare vita ad una vera e propria politica diretta a valorizzare la Sapienza e riconquistarle immagine e ruolo adeguati alla sua qualità. Tale politica deve basarsi su tre linee di azione.
La prima, volta ad affermare la presenza autorevole della Sapienza in tutte le sedi, da quelle istituzionali - a partire dalla CRUI, ove determinare, tra l’altro, una specifica attenzione alle problematiche delle grandi università -, a quelle scientifiche, anche promuovendo e valorizzando l’impegno dei singoli docenti.
La seconda, diretta alla cura dell’immagine della Sapienza come centro autorevole e riconosciuto di elaborazione culturale, sia a livello locale, che a livello nazionale e internazionale. Ciò anche attraverso il rapporto con i mezzi di informazione. Occorre puntare a far risaltare il valore del “marchio” Sapienza, come garanzia di qualità, ma anche nella sua potenzialità di acquisizione di risorse all’esterno. A questo fine è indispensabile recuperare quelle tradizioni accademiche che possono restituire dignità e, allo stesso tempo, esaltare il senso di appartenenza alla comunità accademica e, al tempo stesso, rappresenta il valore dell’istituzione universitaria di fronte al mondo esterno.
La terza, tesa a far svolgere alla Sapienza un ruolo da protagonista nel dibattito sulla politica nazionale per l’università e la ricerca. Far contare in esso la complessità e multidimensionalità della realtà ed esperienza di grande università, particolarmente necessaria per sconfiggere il disegno di dequalificazione del sistema universitario pubblico nazionale, avviato con le iniziative legislative poste in atto dall’attuale governo, a partire dal D.L. 112/2008. Anche per questo è essenziale che la Sapienza persegua con coerenza la sua missione di istituzione universitaria pubblica, contro ipotesi di costituzione di Fondazioni o di altre forme di privatizzazione di attività gestionali e si faccia protagonista di progetti che rimettano l’università e la ricerca al centro degli interessi del paese.
A fronte dell’evoluzione della società e delle nuove contraddizioni che si generano, la Sapienza, come gli altri luoghi alti del sapere, deve costituire un laboratorio di idee, un centro di produzione di cultura. In essi devono essere favoriti la discussione e il confronto e alimentato l’entusiasmo del pensare e del fare, per affermare una nuova progettualità economica e sociale, secondo i valori etici fondamentali di convivenza civile, di solidarietà, di tolleranza, di pace. Il Rettore per primo deve contribuire a rendere la Sapienza un vero punto di riferimento, non solo per i giovani, ma anche per i cittadini in generale. Deve sollecitare e favorire luoghi e modi di incontro, secondo un’idea di università aperta al territorio, alle associazioni civili, culturali, del tempo libero, di volontariato.

2. Realizzare il decongestionamento e l’articolazione della Sapienza in Atenei Federati.
E’ indilazionabile portare a compimento il processo di decongestionamento, che a tutt’oggi stenta a decollare, frenato da poteri marginali e risorse irrisorie.
Occorre realizzare subito la Sapienza come sistema federato compiuto, basato su una piena autonomia economica e gestionale degli Atenei, che ridisegni l’assetto della nostra università, ormai non più governabile in forma accentrata, fino alla ridefinizione dei poteri del Rettore nella logica di una nuova governance non più accentrata, ma di unitarietà e decentramento.
Occorre rimuovere ogni inerzia e già con il bilancio 2009 definire le risorse finanziarie assegnate agli Atenei, il cui utlizzo può essere programmato in forma autonoma secondo i propri programmi e le proprie priortità.
Varare, contestualmente, il piano di devoluzione di funzioni e di distribuzione di risorse umane per l’attivazione. Va, infatti, realizzata, in coerenza con un organico piano pluriennale di riequilibrio, la progressiva dotazione di risorse umane, indispensabili a far vivere davvero gli Atenei Federati, quali strutture dotate di piena e reale autonomia, anche gestionale e organizzativa.
Espletare rapidamente le attività tecnico-amministrativo e gestionali, necessarie a supportare l’implementazione e la vita del sistema federato, dando attuazione alle decisioni già assunte dal Consiglio di Amministrazione fin dal 2002.
Sviluppare iniziative dirette al coinvolgimento del personale tecnico-amministrativo, a partire dai necessari interventi di formazione e dal confronto con le organizzazioni sindacali, nella piena valorizzazione delle sedi previste dalla contrattazione collettiva.
Solo così è possibile realizzare la partecipazione sempre più consapevole e attiva di tutti e l’apporto delle diverse strutture di didattica, ricerca e servizio, in questa sfida fondamentale per il futuro della Sapienza; riaccendere entusiasmi, ormai delusi dai troppi indugi e dall’inattività che si stanno subendo. Solo così è possibile assicurare un governo collegiale, attento e misurato del processo di decongestionamento in aspetti significativi quali: revisioni e razionalizzazioni, che facciano tesoro delle esperienze vissute; sostegno dei settori innovativi, ma anche rilancio dei settori tradizionali, quale quello umanistico, patrimonio intellettuale e culturale da salvaguardare e valorizzare; garanzia della piena espressione delle potenzialità del sistema federato, anche in rapporto alle esigenze determinate dall’applicazione del nuovo ordinamento didattico; progettazione di una sempre migliore definizione dell’assetto istituzionale e organizzativo del sistema federato stesso.
A tutto ciò, infine, va affiancata una politica per il decentramento della Sapienza nel territorio esterno al comune di Roma. Va interrotta la pratica di sviluppo selvaggio, che ha in più occasioni determinato condizioni di lavoro e di studio inaccettabili e disagiate. Si deve procedere tempestivamente a rivisitare le iniziative già attivate nelle sedi decentrate. Va data vita ad un programma trasparente di realizzazione della presenza della Sapienza: che punti a valorizzare le esperienze già consolidate nel territorio; che si fondi sulla determinazione di effettive condizioni di qualità delle attività, di economicità e di fattibilità finanziaria e organizzativa; che risponda alla domanda formativa locale o si basi su specifiche condizioni di eccellenza del contesto.

3. Affermare una vera e propria svolta nel governo della Sapienza.
L’esperienza del governo di questi anni indica come indispensabile un cambiamento netto, deciso e profondo, in primo luogo nello stile di governo. Le parole d’ordine sono semplici, ma inequivocabili: trasparenza, certezza delle regole, collegialità, informazione e comunicazione, per assicurare una governance forte e partecipata, attorno ad un Rettore, che operi come Rettore di tutti e accessibile a tutti. Un Rettore che esprima fino in fondo l’autonomia e l’autorevolezza accademica di una istituzione pubblica pregiata, quale è la Sapienza, a partire dalla totale dedizione del suo impegno personale.
Un governo in grado di realizzare gli obiettivi in tempi rapidi, concretizzare il cambiamento e gestire con efficienza. Un governo veramente partecipato e inclusivo che valorizzi tutti gli apporti, le competenze, il merito.
A questo è chiamato il Rettore, che deve essere sollecitatore e facilitatore dell’impegno di tutti i componenti della comunità accademica e, al tempo stesso, autorevole rappresentante della storia e del prestigio della Sapienza nei contesti accademici e istituzionali, locali, nazionali e internazionali.
La partecipazione e il senso di appartenenza di tutti devono essere esaltati. Occorre organizzare riunioni periodiche del corpo accademico nelle quali discutere e condividere gli indirizzi strategici del governo della Sapienza, individuare i problemi e le soluzioni da adottare. Occorre promuovere azioni positive volte a incrementare la partecipazione delle colleghe negli organi e nelle strutture di governo. Occorre garantire in modo continuo, tempestivo e completo l’informazione sulle decisioni degli organi di governo, su tutto ciò che riguarda la Sapienza e può risultare di interesse per il personale.
L’efficacia operativa deve fondarsi sull’attribuzione di deleghe chiare e trasparenti per le principali problematiche (quali, Politiche di programmazione e bilancio, Ricerca, Didattica, Politica edilizia, Decongestionamento e decentramento, Rapporti con gli studenti, etc.), in modo da costituire una vera squadra di governo, coordinata e affiatata.
Occorre sviluppare una visione della gestione e dello sviluppo della Sapienza, improntata al metodo della programmazione. Si deve fondare su progetti chiari e mirati, sulla capacità manageriale di realizzarli in tempi certi, sulla sollecitazione e la valorizzazione di idee e di proposte innovative. Anche a tal fine, occorre assicurare la piena espressione del ruolo degli organi collegiali, a partire dagli organi di governo centrali, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, affinché esercitino, in modo sinergico e non configgente, le proprie funzioni di indirizzo e controllo; il Collegio dei Direttori di Dipartimento deve assumere un ruolo maggiormente decisionale e non soltanto consultivo. Ciò nella valorizzazione del sistema federato e dell’esercizio dell’autonomia degli Atenei Federati, delle Facoltà, dei Dipartimenti e dei Centri di ricerca e di servizio, quali elementi essenziali per configurare la Sapienza come istituzione universitaria pubblica, dotata di un’autonomia compiuta.
La realizzazione del sistema federato compiuto consentirà di ridisegnare l’assetto della nostra università, ormai non più governabile in forma accentrata, fino alla ridefinizione dei poteri del Rettore nella logica di una nuova governance non più accentrata, ma di unitarietà e decentramento.
Attenzione particolare va riservata alle attività di valutazione. Sia per potenziare il loro ruolo positivo e di stimolo alla crescita della qualità, che per utilizzare con il massimo grado di efficienza il loro impatto con la politica di distribuzione delle risorse a livello nazionale. Gli obiettivi sono quelli di diffondere la cultura della valutazione nella Sapienza; di costruire un sistema di valutazione compiuto nella Sapienza, a partire dal completamento dell’istituzione dei nuclei di valutazione di facoltà e dei comitati di indirizzo dei corsi di studio e dal potenziamento degli strumenti operativi e informatici necessari a fornire tempestivamente le informazioni; di svolgere un ruolo attivo nel dibattito nazionale per concorrere a disegnare sistemi e parametri idonei a rappresentare anche gli aspetti qualitativi, e non solo quantitativi, delle attività e a salvaguardare l’offerta culturale di antica tradizione, che una università storica e prestigiosa come la Sapienza deve difendere come patrimonio esclusivo.
E’ necessario attivare un dibattito che punti a modellare il futuro assetto istituzionale tenendo conto sia delle significative trasformazione legislative, organizzative e economico-finanziarie, realizzate e tuttora in atto nel sistema università, che dell’evoluzione in corso nella Sapienza conseguente, in particolare, al processo di decongestionamento.
In tale direzione, è improrogabile procedere alla revisione dello Statuto, a partire dal riconoscimento della piena dignità di tutte le componenti della comunità accademica nella vita dell’università. E’ necessario dare piena attuazione alle previsioni già contenute nello Statuto, sia per quanto riguarda l’attivazione e il buon funzionamento degli strumenti collegiali e di partecipazione - anche studentesca - , che per quanto riguarda il completamento della normativa interna, a partire dalla definizione del Regolamento Generale.

4. Sostenere e valorizzare la ricerca.
Investire nella ricerca, nelle strutture e nelle attrezzature scientifiche ad essa destinate è essenziale per la qualità dell’insieme delle attività dell’università, a partire dalla qualità della didattica, intimamente connessa a quella della ricerca. E’ cruciale per un futuro di sviluppo e di progresso del paese: nella società globale, la conoscenza è fattore fondamentale per la competizione economica e per la qualità sociale.
L’università, luogo primario della ricerca, e la Sapienza, in particolare, devono giocare un ruolo di punta per affermare nella politica nazionale la priorità ricerca: dalla scelta di investimento di risorse, a quella di valorizzare la produzione scientifica, a specifici interventi mirati a favorire il reclutamento dei giovani, ad arrestare la fuga dei cervelli e attrarre nuovi talenti.
Con pari determinazione occorre dare vita alle iniziative all’interno della Sapienza.
Il primo obiettivo è diretto a sviluppare un’azione di sostegno alla ricerca ad ampio spettro, a partire dalla ricerca fondamentale: investire maggiori risorse, pure in presenza di una difficile situazione economico-finanziaria; implementare strumenti organizzativi di supporto e di facilitazione dell’attività dei Dipartimenti, rilanciandone ruolo e azione; attivare interventi diretti da un lato a favorire l’espressione delle possibilità creative dei singoli, dall’altro ad incentivare aggregazioni e collegamenti tra competenze e settori scientifici diversi, al fine di alimentare la circolazione di idee e il confronto della progettualità scientifica; costruire scuole di ricerca e centri di eccellenza; valorizzare i dottorati di ricerca come centri di alta qualificazione scientifica.
Il secondo obiettivo è finalizzato a realizzare strutture permanenti di ricerca, grandi laboratori attrezzati, strategici per esprimere le potenzialità di una grande università, che diventino poli di attrazione per ricercatori italiani e stranieri. A tale scopo occorre promuovere in tutte le sedi l’acquisizione di finanziamenti, da accompagnare allo sviluppo di un piano di investimenti interni.
Il terzo obiettivo punta a valorizzare l’attività di ricerca in rapporto al mondo esterno: raccogliere e rendere nota l’intera produzione di ricerca della Sapienza, anche ai fini delle attività di valutazione nazionali; strutturare l’anagrafe della ricerca; dar vita ad iniziative sistematiche per l’acquisizione di progetti finanziati a livello internazionale, in particolare europeo, da sostenere anche attraverso l’organizzazione di appositi supporti tecnico-amministrativi. In tale ambito è importante creare le condizioni per una forte interazione con le aziende pubbliche e private e con il territorio, attraverso progetti comuni, attraverso la mobilità dei ricercatori, attraverso gli spin off accademici, attraverso una politica di promozione ed effettiva utilizzazione delle risorse brevettali, liberandosi di lacci e laccioli burocratici che ostacolano lo sviluppo delle iniziative.
Il quarto obiettivo mira a rafforzare l’attenzione complessiva della Sapienza sulla ricerca, attraverso una gamma organizzata di azioni: momenti periodici di incontro e discussione sui problemi e sulle soluzioni da adottare; assunzione delle esigenze della ricerca nella programmazione del personale, sia docente che tecnico-amministrativo, e nelle scelte gestionali; organizzazione a livello di rettorato di convegni, anche con la partecipazione di scienziati esterni e d’intesa con altre università, anzitutto europee, al fine di promuovere in primo luogo la ricerca fondamentale; quindi di favorire linee di ricerca di carattere interdisciplinare e di rilevanza sociale, attivando temi che mobilitino l’impegno della Sapienza, dei suoi saperi e del suo potenziale di ricerca, sul terreno della solidarietà, in rapporto con il mondo del volontariato.
In questo quadro, il sistema delle biblioteche della Sapienza costituisce un patrimonio prezioso e importante. Attualmente non esiste ancora un sistema strutturato di coordinamento e sviluppo delle biblioteche della Sapienza, nonostante il lavoro fatto, spesso quasi a carattere volontario, con finanziamenti aleatori e non programmati nella continuità, volte a gestire la biblioteca digitale (BIDS) e il catalogo elettronico (polo SBN), per mantenere aggiornato l’accesso all’informazione scientifica. E’ essenziale, specie, nella difficile transizione dai documenti cartacei a quelli elettronici e nell’avvio degli Atenei Federati, creare rapidamente un Sistema bibliotecario della Sapienza (SBS), unico e interateneo, con finanziamenti certi in bilancio, che valorizzi le singole biblioteche, realizzi il catalogo unico della Sapienza, coordini le biblioteche per le acquisizioni di risorse cartacee, sempre più costose, sviluppi nuovi sistemi di condivisione on line di risorse digitali, promuova la digitalizzazione e l’archiviazione elettronica delle più importanti risorse documentarie della Sapienza, gestisca con efficienza la qualificazione e la valorizzazione del personale bibliotecario.

5. Realizzare lo sviluppo di una didattica di qualità.
La Sapienza deve poter garantire una didattica di qualità, essere centro di elaborazione e trasmissione di cultura, esprimendo pienamente le proprie potenzialità e il valore del proprio patrimonio culturale e scientifico. Una didattica adeguata alle esigenze formative sempre più complesse che muovono dalle profonde modificazioni in atto nella cultura, nella società, nel mondo del lavoro. Una didattica che, all’altezza della funzione di prestigiosa università pubblica, garantisca al tempo stesso sia una formazione di qualità per l’insieme degli studenti, che percorsi di eccellenza e di elevata specializzazione. Una didattica che favorisca anche scambi internazionali, in primo luogo in ambito europeo, a partire dalle scuole di dottorato.
Con deciso impegno vanno affrontate tutte le problematiche implicate e costruite tutte le condizioni che occorrono a risolverle, secondo più linee di azione.
Anzitutto va riattivato un dibattito culturale approfondito e a tutto campo, che recuperi il vuoto di confronto tra le diverse esperienze della Sapienza e la quasi totale assenza della Sapienza nelle sedi nazionali. Occorre spaziare dalla riflessione e dalla verifica sulle luci e le ombre dell’applicazione dell’ordinamento attuale - a partire dall’esperienza delle lauree triennali nella Sapienza -, al ripensamento delle funzioni, del ruolo, degli obiettivi formativi dell’università. La Sapienza può offrire a tale riflessione un contributo essenziale, proprio in ragione del suo carattere multidisciplinare e della ricchezza delle sue competenze e diventare un riferimento nazionale per una riforma che riconduca ad una didattica di qualità.
In secondo luogo vanno aggrediti i problemi di funzionalità che ostacolano la realizzazione di una didattica di qualità, da quelli strutturali (carenze di spazio, di strutture didattiche e di laboratori, mancanza di risorse multimediali, inadeguate strutture amministrative, oltre che le necessità in materia di personale, etc.), a quelli di supporto e facilitazione del rapporto con gli studenti (chiarezza dei percorsi formativi, un’interfaccia informativa molto efficiente, quali call center, pagine web, etc.). Devono essere valorizzati l’inserimento di nuove tecnologie e della multimedialità, i sistemi di formazione a distanza, come strumenti per raggiungere fasce di studenti non altrimenti coinvolgibili in processi formativi di elevata qualità. Deve essere attivata una politica di valorizzazione dei master, a partire dalla costruzione di un adeguato supporto organizzativo per la gestione.
In terzo luogo va sviluppato un forte impegno per garantire l’effettivo esercizio del diritto allo studio, attraverso la realizzazione di servizi agli studenti diretti a offrire migliori condizioni di vita nell’università (a partire dal prolungamento degli orari di apertura delle strutture universitarie), e a realizzare opportunità di socializzazione e, in particolare per quanto riguarda gli studenti fuori sede, di integrazione con la realtà cittadina. Questi obiettivi vanno perseguiti sia attraverso interventi diretti della Sapienza, che attraverso l’iniziativa nei confronti delle istituzioni locali e nazionali, anche al fine di sollecitare una revisione normativa che potenzi competenze e risorse dell’autonomia universitaria in materia.
In quarto luogo vanno potenziate le azioni della Sapienza a monte e a valle della formazione universitaria: attività di orientamento e per la costruzione di un rapporto più sistematico con la scuola media, anch’essa in profonda trasformazione; rapporti con il mondo produttivo e con il territorio, per la definizione di percorsi formativi più adeguati ad accompagnare l’evoluzione della società; sviluppo di un proprio ruolo nelle politiche attive del lavoro.
Tutto ciò necessita di una politica per il personale docente, diretta a far sì che le Facoltà possano dispiegare la propria piena autonomia nella programmazione del loro sviluppo, disegnando in tale ambito anche le prospettive di evoluzione di carriera dei colleghi. Occorre a tale scopo far evolvere l’attuale meccanismo di budget di Facoltà per trasformarlo in un più efficace strumento programmatorio. Ciascuna Facoltà, partendo dalla propria dotazione di risorse/docenti, deve avere la possibilità di programmare la propria evoluzione di breve periodo, nell’ambito di una prospettiva temporale più ampia, per poter coniugare la modulazione dell’offerta formativa, le scelte per il reclutamento, la politica di gestione delle risorse. Con tale impostazione si potrebbero conseguire più obiettivi: individuare politiche premianti a livello dei sistemi di finanziamento nazionale; sviluppare un sistema organizzato di rapporti con il mondo esterno per acquisire finanziamenti da destinate a posti docente; sviluppare una politica di respiro per l’acquisizione di nuove risorse docenti, di giovani ricercatori in particolare; governare l’evoluzione del corpo docente in un’ottica di riequilibrio tra le diverse aree scientifico-disciplinari, tra le diverse Facoltà, in coerenza con una visione di sviluppo complessivo della Sapienza e in armonia con le politiche di bilancio.
Un discorso aggiuntivo specifico è necessario per le Facoltà di Medicina per la specificità del rapporto inscindibile tra le attività di didattica, di ricerca e di assistenza.
Occorre, in primo luogo, valorizzare l’impegno dei colleghi nelle tre funzioni. E’ proprio questo a consentire un’attività formativa e una produzione di qualità, sia sotto il profilo scientifico, che dell’impatto sociale, che costituiscono una risorsa dell’intera Sapienza.
A tal fine, occorre realizzare un’azione decisa e continua in tre direzioni. Sviluppare un rapporto positivo con le istituzioni sanitarie locali e nazionali, al fine di sostenere, anche attraverso scelte di investimento di risorse, le attività e le professionalità eccellenti, in alcuni casi esclusive, della Sapienza, come patrimonio di valenza nazionale e internazionale. In particolare, va riesaminato il Protocollo d’intesa tra Università e Regione per definire con piena chiarezza i rapporti tra l’Università e le Aziende, valorizzando al massimo il ruolo e l’autonomia dell’Università. Svolgere un ruolo protagonista nella definizione di un quadro normativo nazionale: che riconosca alla sanità pubblica la valenza di fondamentale funzione del welfare al servizio dei cittadini, non piegabile a mere logiche economicistiche; che tuteli e valorizzi la peculiarità dell’attività sanitaria svolta in ambito universitario; che regoli coerentemente il rapporto con il servizio sanitario nazionale e le politiche di finanziamento, anche al fine di riconoscere in termini economici l’apporto del personale universitario tecnico-amministrativo. Attuare una programmazione delle attività formative e della dislocazione nel territorio delle sedi della Sapienza, in modo da valorizzare l’impegno dei docenti per alti standard di qualità e da coniugare lo svolgimento delle attività didattiche con quelle di ricerca e di assistenza.
In particolare, per i problemi della prima Facoltà. Il Policlinico Umberto I vive in strutture obsolete. E’ urgente realizzare un progetto di risanamento organizzativo e strutturale, perché si confermi un polo di eccellenza. Per questo, occorre, in primo luogo, attuare un programma che riequilibri il sistema e valorizzi maggiormente le attività assistenziali primariamente funzionali alla ricerca e alla didattica. Occorre, inoltre, elaborare e attuare un coraggioso progetto di risanamento adeguato a realizzare una struttura moderna ed efficiente. Deve prevalere in tutte le istituzioni interessate la volontà e la determinazione a porre come prioritario l’interesse di questa struttura preziosa per la città e per il paese. Sia l’Azienda, che La Sapienza, devono fare fino in fondo la loro parte, chiudendo definitivamente con rimpalli e rimbalzi di responsabilità. Il Policlinico Umberto I ha bisogno di essere governato finalmente secondo una linea univoca e chiara. Alcune priorità sono quasi obbligate. Scegliere qualità e merito, come parametro esclusivo nell’assegnazione delle responsabilità mediche e sanitarie e nell’uso delle strutture, che deve avvenire in piena trasparenza. Lotta agli sprechi di ogni genere, finanziari, nell’utilizzo delle attrezzature e degli impianti, nella destinazione delle risorse umane. Assoluto rigore e trasparenza negli appalti e in tutte le procedure di acquisto di beni e servizi. Effettiva fattibilità degli interventi di risanamento edilizio.
In particolare, per i problemi della seconda Facoltà. Il S. Andrea insiste su una struttura nuova ed efficiente dal punto di vista ospedaliero che, per la sua conformazione a monoblocco, garantisce opportunità di interazione personale e funzionale tra i docenti. Tuttavia, la collocazione decentrata e la struttura non progettata per un insediamento universitario, rendono assai difficile lo svolgimento delle attività didattiche per i numerosi corsi di laurea e scuole di specializzazione afferenti. Solo i docenti responsabili di unità operative assistenziali dispongono di uno studio. Nella maggior parte dei casi, in particolare delle scienze di base, si è impossibilitati a svolgere lavoro di ricerca per assoluta mancanza di laboratori. Il piano edilizio per costruire la facoltà di medicina e ovviare a queste deficienze è a tutt’oggi completamente bloccato. Urge riprenderlo immediatamente e darvi attuazione. Così come urge dotare stabilmente la struttura di personale tecnico-amministrativo, adeguato in numero e per competenze, a supportare anche le attività di didattica e di ricerca. Risulta, inoltre, opportuna una regolamentazione dei rapporti con l’Azienda Ospedaliera per definire positivamente i numerosi aspetti non previsti o non ben chiariti nel Protocollo d’intesa tra Università e Regione.

6. Garantire spazi e strutture e realizzare lo sviluppo edilizio.
Disporre di spazi e strutture adeguate è cruciale per la qualità delle attività didattiche, di ricerca e di servizio. Occorre costruire risposte, in grado di rispondere anche all’emergenza, ma dirette ad assicurare soluzioni stabili.
E’ stato definito un ottimo lavoro di impostazione programmatica, in particolare con il PAG - Piano di Assetto Generale dello sviluppo edilizio della Sapienza nel Comune di Roma - e con le linee di impostazione del programma edilizio. Una condizione essenziale per il piano di decongestionamento sta proprio nelle ipotesi di acquisizione di spazi e strutture dislocate nel territorio, secondo gli ambiti di sviluppo identificati per la Sapienza, per quanto riguarda Roma, anche nel nuovo Piano Regolatore della città. La filosofia che sta alla base del piano è quella dell’integrazione dell’università con la città, in modo che i nuovi insediamenti della Sapienza siano anche occasione di risanamento e di sviluppo economico e sociale.
Con tali strumenti programmatici è stato definito lo scenario generale di pianificazione di prospettiva pluriennale, necessario a dare certezze urbanistiche e territoriali alle direttrici di espansione. E’ stata prevista, al tempo stesso, la flessibilità dei programmi di attuazione in modo da tenere conto di aggiornamenti che si possono rendere opportuni per ragioni di fattibilità o per rispondere a nuove esigenze. Risulta, in tale senso, prezioso il rapporto di confronto e collaborazione, già attivato con il Comune di Roma e con i Municipi interessati, che assicura la sinergia con il territorio. Ma il programma è tutt’ora sostanzialmente bloccato.
Occorre una svolta tangibile: intraprendere con determinazione e con coerenza le iniziative necessarie per realizzare gli obiettivi programmatici e concretizzare in tempi certi risultati concreti, acquisire gli immobili, avviare le opere, evitando la dispersione in operazioni estemporanee, spesso non funzionali.
Si tratta, in primo luogo, di dare operatività alle decisioni già assunte.
Tali prospettive di sviluppo edilizio richiedono un programma trasparente e partecipato di scelte di priorità di realizzazione e di assegnazione degli spazi, secondo una distribuzione razionale, equa e funzionale, che tenga conto delle dotazioni attuali delle strutture universitarie e delle reali esigenze didattiche e di ricerca.
Il piano economico-finanziario, già predisposto nel bilancio pluriennale, deve essere gestito in modo ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili per l’edilizia. A ciò si deve aggiungere il reperimento di ulteriori finanziamenti, a partire dal rapporto con il Miur. Naturalmente, il finanziamento degli interventi dovrà fare riferimento a modalità diverse: oltre ai finanziamenti statali a seguito di nuovi Accordi di Programma e quelli specifici per l’edilizia universitaria, fondi per l’edilizia pregressi non utilizzati, finanziamenti di enti previdenziali o di altri investitori pubblici o di diritto pubblico, risorse ricavate attraverso il “project financing” o altre forme di finanziamento privato.
E’ necessario, infine, un vero e proprio piano per fronteggiare l’emergenza, attraverso soluzioni effettivamente adeguate alle esigenze didattiche, in primo luogo, coerenti sia sotto il profilo economico, che con il piano di sviluppo.
Per sostenere gli impegni connessi alle problematiche edilizie occorre, però un salto di qualità nella struttura gestionale, da realizzare attraverso opportuni interventi organizzativi e la predisposizione di strumenti operativi, anche innovativi, in grado di sostenere con efficienza ed efficacia l’attuazione degli interventi previsti dal piano di sviluppo, anche attraverso il coinvolgimento delle prestigiose competenze delle quali è ricca la Sapienza.

7. Risanare la situazione finanziaria e assicurare le condizioni per lo sviluppo.
La Sapienza deve poter disporre di una dotazione di risorse adeguata allo svolgimento e allo sviluppo delle attività di didattica, di ricerca e di servizio. A tal fine, è indispensabile una politica che assicuri il risanamento strutturale della situazione economica e finanziaria. Occorre, infatti, garantire in modo stabile investimenti orientati al potenziamento delle attività istituzionali. Le politiche di programmazione avviate, in particolare, con il Piano di rientro (varato in occasione del bilancio di previsione 2003) e con i bilanci pluriennali (predisposti a far tempo dal 2003) sono strumenti decisivi. Si tratta ora di dare attuazione operativa alle strategie di risanamento e sviluppo che essi contenevano.
Ci sono più terreni di azione che vanno percorsi compiendo con decisione, determinazione e coerenza un vero salto di qualità.
Per primo, l’impegno a livello nazionale, sia nelle iniziative per incrementare la dotazione di risorse al sistema università, sia nel confronto per ridisegnare la politica di distribuzione delle risorse, in modo da tenere conto delle particolari esigenze di una grande università, quale la Sapienza, e degli aspetti di qualità delle attività..
Per secondo, la realizzazione di un governo intelligente e virtuoso della spesa, basato su strumenti di programmazione e controllo, che assicurino efficienza ed economicità e che garantiscano la piena utilizzazione delle risorse messe a disposizione a livello nazionale nei piani di sviluppo triennali o per specifici obiettivi, più di una volta sottratte alla Sapienza per le sue inadempienze.
Per terzo, lo sviluppo di una vera e propria campagna per l’acquisizione di risorse finanziarie esterne, sia a livello locale, che nazionale e internazionale, da soggetti pubblici e privati, sostenuta da apposite scelte organizzative, in grado di supportare sul piano tecnico e amministrativo le attività di acquisizione, gestione e rendicontazione dei finanziamenti.
In tale ottica, i documenti di bilancio devono costituire effettivamente gli strumenti programmatici e di indirizzo per il governo della Sapienza, in grado di prevedere, insieme al rispetto del vincolo del pareggio, scelte irrinunciabili di investimento per lo sviluppo. La loro formazione deve essere il frutto di un dibattito pubblico, trasparente che coinvolga compiutamente e con tempi adeguati il corpo accademico, in tutti gli organi collegiali, e della piena espressione del ruolo sinergico e concorde degli organi di governo, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione. Si tratta, infatti, di una scadenza di estremo rilievo, che non può essere ridotta ad una mera operazione ragionieristica, di tagli e aggiustamenti contabili, ma deve rappresentare la fase di definizione dei piani e degli obiettivi, di spessore annuale e pluriennale, per l’attività della Sapienza e per la sua valorizzazione, sia sul piano territoriale e nazionale, che internazionale. Occorre a tal fine costruire il programma annuale di attività e il piano pluriennale di sviluppo della Sapienza, previsti dallo Statuto, in modo da disporre di uno scenario programmatico compiuto.

8. Valorizzare il ruolo del personale tecnico-amministrativo.
Occorre sviluppare un’azione organizzata e continua diretta alla valorizzazione del personale tecnico-amministrativo e del suo ruolo cruciale per la qualità della Sapienza, agendo su più piani di intervento.
In primo luogo, occorre attuare una programmazione del fabbisogno, che faccia fronte al progressivo depauperamento della dotazione di personale, disegnando in tale ambito anche le prospettive di sviluppo di carriera.
In secondo luogo, occorre procedere alla realizzazione di un piano organico di interventi di formazione e aggiornamento, armonizzato con i percorsi di evoluzione professionale.
A tali fini, bisogna considerare le crescenti esigenze di quantità di personale e di competenze, in particolare nelle strutture decentrate, sia in rapporto alla necessaria trasformazione organizzativa della Sapienza, connessa anche all’implementazione del Sistema Federato, sia alla modernizzazione e informatizzazione dei servizi.
E’ assolutamente indispensabile imprimere una svolta nelle relazioni sindacali al fine di attuare un sistema di rapporti improntato stabilmente alla logica del confronto, a partire dalla piena applicazione degli accordi stipulati in sede di contrattazione collettiva. Ciò significa la scelta prioritaria e irrinunciabile di effettuare nei tempi previsti l’apertura dei tavoli di confronto e di contrattazione, lo svolgimento delle trattative e la stipula degli accordi, superando i comportamenti di rinvio o di dilazione che hanno caratterizzato l’esperienza passata.
Tutto ciò deve puntare a realizzare un clima positivo di partecipazione, che consenta di riconoscere appieno il valore del ruolo e dell’apporto del personale all’insieme delle attività istituzionali, in un contesto costruttivo di collaborazione con il personale docente e nell’esaltazione del comune senso di appartenenza ad una istituzione universitaria pubblica.

9. Assicurare il funzionamento e l’efficienza della gestione.
Strutture, uffici, servizi che funzionano secondo efficienza e qualità sono indispensabili per la vita e l’attività degli studenti e di tutto il personale. Devono diventare obiettivi comuni, condivisi e partecipati da tutti coloro che operano nella Sapienza, perché per raggiungerli è importante l’impegno e la motivazione di tutti.
Occorre una svolta che porti ad affrontare in modo organico e programmato problemi, disfunzioni, aree di inefficienza, e che punti a realizzare nella Sapienza alti livelli di qualità e servizi innovativi. Occorre sviluppare un piano di attività, corredato da tempi di realizzazione e momenti di verifica, che si basi su tre linee di azione:
Il riassetto delle Ripartizioni e gli Uffici centrali, anche in rapporto alla progressiva implementazione del sistema federato e alla devoluzione di competenze e funzioni alle strutture decentrate.
L’innovazione organizzativa di ruoli, funzioni e procedure, che attraversi trasversalmente tutta la struttura tecnico-amministrativa, utilizzi pienamente le potenzialità delle tecnologie dell’informazione e comunicazione, si ispiri alla cultura del risultato e della responsabilità, superi la parcellizzazione del lavoro e i deficit di comunicazione interpersonale e tra gli uffici e le strutture, valorizzi la creatività e l’inventiva dei singoli e il lavoro in team, si fondi sullo sviluppo delle competenze per restituire motivazione e valorizzare il personale e per elevare gli standard delle prestazioni.
La riorganizzazione degli uffici in modo da assicurare servizi innovativi (ad es. per lo sviluppo delle politiche di programmazione, di supporto all’acquisizione e gestione di finanziamenti esterni, di coordinamento, indirizzo e supporto all’attività regolamentare e normativa di tutte le strutture della Sapienza) e la modernizzazione dei servizi comuni, sia per gli studenti, che per il personale, anche per quanto riguarda la realizzazione di un CRAL efficiente che valorizzi l’enorme potenzialità contrattuale derivante dall’altissimo numero di dipendenti.
Rendere vivibile la nostra università significa anche facilitarne l'accesso attraverso l'istituzione di una navetta di collegamento tra la Stazione Termini e La Sapienza e l'ampliamento dei parcheggi. Significa attrezzare spazi comuni per il personale e per gli studenti, facilitando così momenti di incontro, di scambio e di socializzazione.
L’attivazione di una politica per i Centri di Servizio della Sapienza, che utilizzi pienamente le innovazioni normative introdotte con l’Atto di indirizzo deliberato dal Consiglio di Amministrazione nel 2003. Tale politica deve puntare a ottimizzare l’efficienza di servizi già esistenti e ad estenderne l’utilizzo a tutte le strutture interessate, nonché a sviluppare servizi innovativi. Carattere prioritario deve assumere l’impegno nel campo dell’editoria, per giungere alla creazione di attività editoriali in proprio; l’impegno per la valorizzazione del Teatro Ateneo, come punto di incontro e collegamento sempre più attivo con il territorio, oltre che come luogo da vivere sempre più intensamente da parte dell’insieme delle strutture della Sapienza per convegni, laboratori, altre iniziative, comprese quelle che nascono dalle esigenze di sperimentazione artistica del personale e degli studenti. In tal modo, risulta, inoltre, possibile dare spazio, adeguatamente remunerato, alle competenze e alla disponibilità all’impegno del personale interessato, oltre che offrire servizi remunerati all’esterno.
A tutto ciò si deve aggiungere il tassativo impegno di tutti gli operatori interessati, a partire dal Rettore, nel garantire il rispetto di scadenze essenziali per la qualità della vita dell’intera Sapienza: quali l’approvazione del bilancio di previsione entro i tempi previsti del precedente anno contabile, senza fare ricorso all’esercizio provvisorio; la dotazione delle risorse finanziarie ai Centri di Spesa entro i tempi previsti, in modo da far cessare l’intollerabile prassi di giungere a fornire certezza dell’entità e dei tempi dei finanziamenti solo alla fine dell’anno di competenza.

10. Rafforzare il rapporto con il mondo esterno e il territorio a partire dalle istituzioni locali.
La Sapienza, con il suo patrimonio culturale e scientifico notevole, ricco di conoscenze multidisciplinari, rappresenta una risorsa cruciale nella società della conoscenza. Può svolgere un ruolo strategico per la crescita, lo sviluppo e il progresso. Dovrà essere sempre di più un centro promotore di innovazione e di alta formazione nel paese e nel territorio, pienamente inserito nei meccanismi di sviluppo locale. Può, al tempo stesso, offrire un apporto significativo a livello internazionale, sia nell’ambito della costruzione dell’Europa, che in rapporto alle politiche di sostegno allo sviluppo dei paesi più deboli nella società globale.
Occorrono, però, un impegno e un’azione sistematica diretti a creare le condizioni per un rapporto continuo e fecondo con il mondo esterno.
Occorre puntare su strumenti e strutture che consentano a ricercatori e imprese di lavorare insieme, in rapporto alle istituzioni locali; attivare un meccanismo di generazione continua di conoscenza ad alto livello; trasformarla in capacità di innovazione, di prodotto e di processo; trasferirla nei diversi ambiti economici e sociali. In tale contesto, sarà anche possibile attivare l’impiego di risorse, compresi capitali a rischio, che possono supportare esperienze di nuova imprenditorialità giovanile, basata sulle idee innovative, sviluppate nei laboratori universitari.
In particolare, la specificità di Roma, sempre più connotata come capitale dell’arte, della cultura e dell’economia della conoscenza, che, in controtendenza nazionale, attraversa una fase di sviluppo, basata sulla nuova economia della rete e sulla dinamicità di un tessuto di piccole e medie imprese innovative, costituisce un habitat particolarmente favorevole ad esprimere tutte le potenzialità delle sinergie tra università e territorio.
Occorre rendere stabili i contatti con le istituzioni locali e con le forze produttive e sociali e svilupparli ulteriormente. Si devono sostanziare con un impegno complessivo della Sapienza, con la mobilitazione delle sue energie e delle sue competenze. Si può sperimentare un vero proprio laboratorio di idee e di iniziative, nella visione dello sviluppo delle attività di alta formazione, di ricerca e delle attività di creatività e ingegno in generale, come fattori cruciali del progresso economico, culturale, urbanistico e sociale della città.
Un buon esempio della sinergia tra la Sapienza e il Comune di Roma è stato quello della costruzione del PAG, il Piano di assetto generale dello sviluppo edilizio della Sapienza nella città, perfettamente integrato con il nuovo piano regolatore della città, nel quale la dislocazione dell’università diventa un fattore di riqualificazione del territorio.
Per il raggiungimento degli obiettivi delineati è necessario valorizzare alcune iniziative strategiche, semplificando i vincoli burocratici: la realizzazione di incubatori di idee imprenditoriali, proposti dall’università, da cui le idee più valide si concretizzano e si trasformano in imprese; il superamento di vincoli e barriere che si pongono ai possibili sviluppi di idee imprenditoriali, sia sotto il profilo dell’adeguamento della normativa interna alla Sapienza, che della dotazione di strumenti organizzativi; l’effettuazione di Master di Alta Formazione sul tema della creazione e gestione di reti d’imprese high-tech, al fine di governare lo sviluppo di poli o cluster di imprese ad alto contenuto tecnologico; la creazione di un liaison office dell’università.
Curriculum vitae di Gianni Orlandi

Università di Roma La Sapienza
Professore Ordinario di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione presso il Dipartimento di Scienza e Tecnica dell'Informazione e della Comunicazione della Facoltà di Ingegneria dell' Università di Roma La Sapienza, attualmente, è anche presidente della Associazione Università Ricerca Innovazione Società – AURIS onlus, associazione senza fini di lucro costituita prevalentemente da docenti delle università del Lazio, con lo scopo di sviluppare lo studio e la ricerca nei settori delle politiche sociali, dell’economia, del lavoro, delle reti culturali e di alta formazione, della comunicazione e delle tecnologie innovative.
E’ direttore del Laboratorio ICTinnova, costituito in collaborazione tra il Dipartimento Infocom dell’Università La Sapienza e l’Associazione AURIS onlus, la cui attività è finalizzata a favorire e sostenere i processi di innovazione e di diffusione di nuove tecnologie nella provincia di Roma, in relazione ai bisogni del territorio.
E’ presidente del Consiglio Scientifico del CATTID (Centro per le Applicazioni della Televisione e delle Tecniche per l'Istruzione a Distanza), dell’Università di Roma "La Sapienza", dove è anche responsabile scientifico del laboratorio RFID, RFID Lab.
E’ membro ordinario del Consiglio Superiore delle Comunicazioni.
E’ editorialista del Corriere della Sera.
Fra i numerosi precedenti incarichi, é stato Pro Rettore Vicario dell'Università di Roma La Sapienza e Preside della Facoltà di Ingegneria e Direttore del Dipartimento di Scienza e Tecnica dell'Informazione e della Comunicazione (Infocom). E' stato inoltre presidente dell'AMA (Azienda Municipale Ambiente di Roma) e della S.T.A, l'Agenzia per la Mobilità del Comune di Roma. E’ stato componente, facendo parte del comitato di Presidenza, del tavolo di concertazione del Progetto di Roma, costituito presso il Comune di Roma. E' componente del Consiglio di Amministrazione del consorzio di ricerca nel settore delle telecomunicazioni CORITEL. E' stato componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Ugo Bordoni, ente di ricerca nel settore delle telecomunicazioni. E’ membro della commissione di valutazione progetti Business Lab e centro Atena della Filas, Regione Lazio. E' stato componente della Commissione Scientifica per la Città della Scienza di Roma, creata dal Comune di Roma per la formulazione di un piano operativo finalizzato alla realizzazione a Roma di un grande Museo della Scienza. E' stato Presidente e componente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Roma Ricerche. E' stato Presidente del Parco Tecnologico Ambientale di Roma. E' stato componente del Consiglio di Amministrazione del Polo Tecnologico Industriale di Roma. Ha fatto parte della Commissione relatrice riguardante gli interventi giubilari di Roma nell'ambito del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

La sua attività di ricerca si è sviluppata in numerosi lavori pubblicati su riviste prevalentemente internazionali o presentati in convegni nazionali e internazionali ed ha riguardato tematiche relative all'area dell'ingegneria in generale e, in particolare, al settore delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.