lunedì, settembre 01, 2008

Gianni Orlandi per La Sapienza

Il programma di governo per l’elezione del nuovo Rettore


1. Valorizzare la qualità della Sapienza e rilanciare il suo ruolo e la sua immagine.

2. Realizzare il decongestionamento e l’articolazione della Sapienza in Atenei Federati.

3. Affermare una vera e propria svolta nel governo della Sapienza.

4. Sostenere e valorizzare la ricerca.

5. Realizzare lo sviluppo di una didattica di qualità.

6. Garantire spazi e strutture e realizzare lo sviluppo edilizio.

7. Risanare la situazione finanziaria e assicurare le condizioni per lo sviluppo.

8. Valorizzare il ruolo del personale tecnico-amministrativo.

9. Assicurare il funzionamento e l’efficienza della gestione.

10. Rafforzare il rapporto con il mondo esterno e il territorio a partire dalle istituzioni locali.


1. Valorizzare la qualità della Sapienza e rilanciare il suo ruolo e la sua immagine.
La Sapienza conta su una storia prestigiosa e su un patrimonio culturale e scientifico di elevatissima qualità. In tutti i settori, nel confronto a livello nazionale e internazionale, siamo spesso punto di riferimento. Merito di ciò è l’impegno e il lavoro dei singoli e dei gruppi di ricerca. Tuttavia, la Sapienza, nel suo complesso, rimane sempre al di sotto dell'enorme potenziale delle sue risorse umane. La sua immagine risulta appannata e all'esterno, troppo spesso, la sua dimensione viene percepita come problema anziché come ricchezza.
Occorre imprimere una svolta netta rispetto al passato. Dare vita ad una vera e propria politica diretta a valorizzare la Sapienza e riconquistarle immagine e ruolo adeguati alla sua qualità. Tale politica deve basarsi su tre linee di azione.
La prima, volta ad affermare la presenza autorevole della Sapienza in tutte le sedi, da quelle istituzionali - a partire dalla CRUI, ove determinare, tra l’altro, una specifica attenzione alle problematiche delle grandi università -, a quelle scientifiche, anche promuovendo e valorizzando l’impegno dei singoli docenti.
La seconda, diretta alla cura dell’immagine della Sapienza come centro autorevole e riconosciuto di elaborazione culturale, sia a livello locale, che a livello nazionale e internazionale. Ciò anche attraverso il rapporto con i mezzi di informazione. Occorre puntare a far risaltare il valore del “marchio” Sapienza, come garanzia di qualità, ma anche nella sua potenzialità di acquisizione di risorse all’esterno. A questo fine è indispensabile recuperare quelle tradizioni accademiche che possono restituire dignità e, allo stesso tempo, esaltare il senso di appartenenza alla comunità accademica e, al tempo stesso, rappresenta il valore dell’istituzione universitaria di fronte al mondo esterno.
La terza, tesa a far svolgere alla Sapienza un ruolo da protagonista nel dibattito sulla politica nazionale per l’università e la ricerca. Far contare in esso la complessità e multidimensionalità della realtà ed esperienza di grande università, particolarmente necessaria per sconfiggere il disegno di dequalificazione del sistema universitario pubblico nazionale, avviato con le iniziative legislative poste in atto dall’attuale governo, a partire dal D.L. 112/2008. Anche per questo è essenziale che la Sapienza persegua con coerenza la sua missione di istituzione universitaria pubblica, contro ipotesi di costituzione di Fondazioni o di altre forme di privatizzazione di attività gestionali e si faccia protagonista di progetti che rimettano l’università e la ricerca al centro degli interessi del paese.
A fronte dell’evoluzione della società e delle nuove contraddizioni che si generano, la Sapienza, come gli altri luoghi alti del sapere, deve costituire un laboratorio di idee, un centro di produzione di cultura. In essi devono essere favoriti la discussione e il confronto e alimentato l’entusiasmo del pensare e del fare, per affermare una nuova progettualità economica e sociale, secondo i valori etici fondamentali di convivenza civile, di solidarietà, di tolleranza, di pace. Il Rettore per primo deve contribuire a rendere la Sapienza un vero punto di riferimento, non solo per i giovani, ma anche per i cittadini in generale. Deve sollecitare e favorire luoghi e modi di incontro, secondo un’idea di università aperta al territorio, alle associazioni civili, culturali, del tempo libero, di volontariato.

2. Realizzare il decongestionamento e l’articolazione della Sapienza in Atenei Federati.
E’ indilazionabile portare a compimento il processo di decongestionamento, che a tutt’oggi stenta a decollare, frenato da poteri marginali e risorse irrisorie.
Occorre realizzare subito la Sapienza come sistema federato compiuto, basato su una piena autonomia economica e gestionale degli Atenei, che ridisegni l’assetto della nostra università, ormai non più governabile in forma accentrata, fino alla ridefinizione dei poteri del Rettore nella logica di una nuova governance non più accentrata, ma di unitarietà e decentramento.
Occorre rimuovere ogni inerzia e già con il bilancio 2009 definire le risorse finanziarie assegnate agli Atenei, il cui utlizzo può essere programmato in forma autonoma secondo i propri programmi e le proprie priortità.
Varare, contestualmente, il piano di devoluzione di funzioni e di distribuzione di risorse umane per l’attivazione. Va, infatti, realizzata, in coerenza con un organico piano pluriennale di riequilibrio, la progressiva dotazione di risorse umane, indispensabili a far vivere davvero gli Atenei Federati, quali strutture dotate di piena e reale autonomia, anche gestionale e organizzativa.
Espletare rapidamente le attività tecnico-amministrativo e gestionali, necessarie a supportare l’implementazione e la vita del sistema federato, dando attuazione alle decisioni già assunte dal Consiglio di Amministrazione fin dal 2002.
Sviluppare iniziative dirette al coinvolgimento del personale tecnico-amministrativo, a partire dai necessari interventi di formazione e dal confronto con le organizzazioni sindacali, nella piena valorizzazione delle sedi previste dalla contrattazione collettiva.
Solo così è possibile realizzare la partecipazione sempre più consapevole e attiva di tutti e l’apporto delle diverse strutture di didattica, ricerca e servizio, in questa sfida fondamentale per il futuro della Sapienza; riaccendere entusiasmi, ormai delusi dai troppi indugi e dall’inattività che si stanno subendo. Solo così è possibile assicurare un governo collegiale, attento e misurato del processo di decongestionamento in aspetti significativi quali: revisioni e razionalizzazioni, che facciano tesoro delle esperienze vissute; sostegno dei settori innovativi, ma anche rilancio dei settori tradizionali, quale quello umanistico, patrimonio intellettuale e culturale da salvaguardare e valorizzare; garanzia della piena espressione delle potenzialità del sistema federato, anche in rapporto alle esigenze determinate dall’applicazione del nuovo ordinamento didattico; progettazione di una sempre migliore definizione dell’assetto istituzionale e organizzativo del sistema federato stesso.
A tutto ciò, infine, va affiancata una politica per il decentramento della Sapienza nel territorio esterno al comune di Roma. Va interrotta la pratica di sviluppo selvaggio, che ha in più occasioni determinato condizioni di lavoro e di studio inaccettabili e disagiate. Si deve procedere tempestivamente a rivisitare le iniziative già attivate nelle sedi decentrate. Va data vita ad un programma trasparente di realizzazione della presenza della Sapienza: che punti a valorizzare le esperienze già consolidate nel territorio; che si fondi sulla determinazione di effettive condizioni di qualità delle attività, di economicità e di fattibilità finanziaria e organizzativa; che risponda alla domanda formativa locale o si basi su specifiche condizioni di eccellenza del contesto.

3. Affermare una vera e propria svolta nel governo della Sapienza.
L’esperienza del governo di questi anni indica come indispensabile un cambiamento netto, deciso e profondo, in primo luogo nello stile di governo. Le parole d’ordine sono semplici, ma inequivocabili: trasparenza, certezza delle regole, collegialità, informazione e comunicazione, per assicurare una governance forte e partecipata, attorno ad un Rettore, che operi come Rettore di tutti e accessibile a tutti. Un Rettore che esprima fino in fondo l’autonomia e l’autorevolezza accademica di una istituzione pubblica pregiata, quale è la Sapienza, a partire dalla totale dedizione del suo impegno personale.
Un governo in grado di realizzare gli obiettivi in tempi rapidi, concretizzare il cambiamento e gestire con efficienza. Un governo veramente partecipato e inclusivo che valorizzi tutti gli apporti, le competenze, il merito.
A questo è chiamato il Rettore, che deve essere sollecitatore e facilitatore dell’impegno di tutti i componenti della comunità accademica e, al tempo stesso, autorevole rappresentante della storia e del prestigio della Sapienza nei contesti accademici e istituzionali, locali, nazionali e internazionali.
La partecipazione e il senso di appartenenza di tutti devono essere esaltati. Occorre organizzare riunioni periodiche del corpo accademico nelle quali discutere e condividere gli indirizzi strategici del governo della Sapienza, individuare i problemi e le soluzioni da adottare. Occorre promuovere azioni positive volte a incrementare la partecipazione delle colleghe negli organi e nelle strutture di governo. Occorre garantire in modo continuo, tempestivo e completo l’informazione sulle decisioni degli organi di governo, su tutto ciò che riguarda la Sapienza e può risultare di interesse per il personale.
L’efficacia operativa deve fondarsi sull’attribuzione di deleghe chiare e trasparenti per le principali problematiche (quali, Politiche di programmazione e bilancio, Ricerca, Didattica, Politica edilizia, Decongestionamento e decentramento, Rapporti con gli studenti, etc.), in modo da costituire una vera squadra di governo, coordinata e affiatata.
Occorre sviluppare una visione della gestione e dello sviluppo della Sapienza, improntata al metodo della programmazione. Si deve fondare su progetti chiari e mirati, sulla capacità manageriale di realizzarli in tempi certi, sulla sollecitazione e la valorizzazione di idee e di proposte innovative. Anche a tal fine, occorre assicurare la piena espressione del ruolo degli organi collegiali, a partire dagli organi di governo centrali, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, affinché esercitino, in modo sinergico e non configgente, le proprie funzioni di indirizzo e controllo; il Collegio dei Direttori di Dipartimento deve assumere un ruolo maggiormente decisionale e non soltanto consultivo. Ciò nella valorizzazione del sistema federato e dell’esercizio dell’autonomia degli Atenei Federati, delle Facoltà, dei Dipartimenti e dei Centri di ricerca e di servizio, quali elementi essenziali per configurare la Sapienza come istituzione universitaria pubblica, dotata di un’autonomia compiuta.
La realizzazione del sistema federato compiuto consentirà di ridisegnare l’assetto della nostra università, ormai non più governabile in forma accentrata, fino alla ridefinizione dei poteri del Rettore nella logica di una nuova governance non più accentrata, ma di unitarietà e decentramento.
Attenzione particolare va riservata alle attività di valutazione. Sia per potenziare il loro ruolo positivo e di stimolo alla crescita della qualità, che per utilizzare con il massimo grado di efficienza il loro impatto con la politica di distribuzione delle risorse a livello nazionale. Gli obiettivi sono quelli di diffondere la cultura della valutazione nella Sapienza; di costruire un sistema di valutazione compiuto nella Sapienza, a partire dal completamento dell’istituzione dei nuclei di valutazione di facoltà e dei comitati di indirizzo dei corsi di studio e dal potenziamento degli strumenti operativi e informatici necessari a fornire tempestivamente le informazioni; di svolgere un ruolo attivo nel dibattito nazionale per concorrere a disegnare sistemi e parametri idonei a rappresentare anche gli aspetti qualitativi, e non solo quantitativi, delle attività e a salvaguardare l’offerta culturale di antica tradizione, che una università storica e prestigiosa come la Sapienza deve difendere come patrimonio esclusivo.
E’ necessario attivare un dibattito che punti a modellare il futuro assetto istituzionale tenendo conto sia delle significative trasformazione legislative, organizzative e economico-finanziarie, realizzate e tuttora in atto nel sistema università, che dell’evoluzione in corso nella Sapienza conseguente, in particolare, al processo di decongestionamento.
In tale direzione, è improrogabile procedere alla revisione dello Statuto, a partire dal riconoscimento della piena dignità di tutte le componenti della comunità accademica nella vita dell’università. E’ necessario dare piena attuazione alle previsioni già contenute nello Statuto, sia per quanto riguarda l’attivazione e il buon funzionamento degli strumenti collegiali e di partecipazione - anche studentesca - , che per quanto riguarda il completamento della normativa interna, a partire dalla definizione del Regolamento Generale.

4. Sostenere e valorizzare la ricerca.
Investire nella ricerca, nelle strutture e nelle attrezzature scientifiche ad essa destinate è essenziale per la qualità dell’insieme delle attività dell’università, a partire dalla qualità della didattica, intimamente connessa a quella della ricerca. E’ cruciale per un futuro di sviluppo e di progresso del paese: nella società globale, la conoscenza è fattore fondamentale per la competizione economica e per la qualità sociale.
L’università, luogo primario della ricerca, e la Sapienza, in particolare, devono giocare un ruolo di punta per affermare nella politica nazionale la priorità ricerca: dalla scelta di investimento di risorse, a quella di valorizzare la produzione scientifica, a specifici interventi mirati a favorire il reclutamento dei giovani, ad arrestare la fuga dei cervelli e attrarre nuovi talenti.
Con pari determinazione occorre dare vita alle iniziative all’interno della Sapienza.
Il primo obiettivo è diretto a sviluppare un’azione di sostegno alla ricerca ad ampio spettro, a partire dalla ricerca fondamentale: investire maggiori risorse, pure in presenza di una difficile situazione economico-finanziaria; implementare strumenti organizzativi di supporto e di facilitazione dell’attività dei Dipartimenti, rilanciandone ruolo e azione; attivare interventi diretti da un lato a favorire l’espressione delle possibilità creative dei singoli, dall’altro ad incentivare aggregazioni e collegamenti tra competenze e settori scientifici diversi, al fine di alimentare la circolazione di idee e il confronto della progettualità scientifica; costruire scuole di ricerca e centri di eccellenza; valorizzare i dottorati di ricerca come centri di alta qualificazione scientifica.
Il secondo obiettivo è finalizzato a realizzare strutture permanenti di ricerca, grandi laboratori attrezzati, strategici per esprimere le potenzialità di una grande università, che diventino poli di attrazione per ricercatori italiani e stranieri. A tale scopo occorre promuovere in tutte le sedi l’acquisizione di finanziamenti, da accompagnare allo sviluppo di un piano di investimenti interni.
Il terzo obiettivo punta a valorizzare l’attività di ricerca in rapporto al mondo esterno: raccogliere e rendere nota l’intera produzione di ricerca della Sapienza, anche ai fini delle attività di valutazione nazionali; strutturare l’anagrafe della ricerca; dar vita ad iniziative sistematiche per l’acquisizione di progetti finanziati a livello internazionale, in particolare europeo, da sostenere anche attraverso l’organizzazione di appositi supporti tecnico-amministrativi. In tale ambito è importante creare le condizioni per una forte interazione con le aziende pubbliche e private e con il territorio, attraverso progetti comuni, attraverso la mobilità dei ricercatori, attraverso gli spin off accademici, attraverso una politica di promozione ed effettiva utilizzazione delle risorse brevettali, liberandosi di lacci e laccioli burocratici che ostacolano lo sviluppo delle iniziative.
Il quarto obiettivo mira a rafforzare l’attenzione complessiva della Sapienza sulla ricerca, attraverso una gamma organizzata di azioni: momenti periodici di incontro e discussione sui problemi e sulle soluzioni da adottare; assunzione delle esigenze della ricerca nella programmazione del personale, sia docente che tecnico-amministrativo, e nelle scelte gestionali; organizzazione a livello di rettorato di convegni, anche con la partecipazione di scienziati esterni e d’intesa con altre università, anzitutto europee, al fine di promuovere in primo luogo la ricerca fondamentale; quindi di favorire linee di ricerca di carattere interdisciplinare e di rilevanza sociale, attivando temi che mobilitino l’impegno della Sapienza, dei suoi saperi e del suo potenziale di ricerca, sul terreno della solidarietà, in rapporto con il mondo del volontariato.
In questo quadro, il sistema delle biblioteche della Sapienza costituisce un patrimonio prezioso e importante. Attualmente non esiste ancora un sistema strutturato di coordinamento e sviluppo delle biblioteche della Sapienza, nonostante il lavoro fatto, spesso quasi a carattere volontario, con finanziamenti aleatori e non programmati nella continuità, volte a gestire la biblioteca digitale (BIDS) e il catalogo elettronico (polo SBN), per mantenere aggiornato l’accesso all’informazione scientifica. E’ essenziale, specie, nella difficile transizione dai documenti cartacei a quelli elettronici e nell’avvio degli Atenei Federati, creare rapidamente un Sistema bibliotecario della Sapienza (SBS), unico e interateneo, con finanziamenti certi in bilancio, che valorizzi le singole biblioteche, realizzi il catalogo unico della Sapienza, coordini le biblioteche per le acquisizioni di risorse cartacee, sempre più costose, sviluppi nuovi sistemi di condivisione on line di risorse digitali, promuova la digitalizzazione e l’archiviazione elettronica delle più importanti risorse documentarie della Sapienza, gestisca con efficienza la qualificazione e la valorizzazione del personale bibliotecario.

5. Realizzare lo sviluppo di una didattica di qualità.
La Sapienza deve poter garantire una didattica di qualità, essere centro di elaborazione e trasmissione di cultura, esprimendo pienamente le proprie potenzialità e il valore del proprio patrimonio culturale e scientifico. Una didattica adeguata alle esigenze formative sempre più complesse che muovono dalle profonde modificazioni in atto nella cultura, nella società, nel mondo del lavoro. Una didattica che, all’altezza della funzione di prestigiosa università pubblica, garantisca al tempo stesso sia una formazione di qualità per l’insieme degli studenti, che percorsi di eccellenza e di elevata specializzazione. Una didattica che favorisca anche scambi internazionali, in primo luogo in ambito europeo, a partire dalle scuole di dottorato.
Con deciso impegno vanno affrontate tutte le problematiche implicate e costruite tutte le condizioni che occorrono a risolverle, secondo più linee di azione.
Anzitutto va riattivato un dibattito culturale approfondito e a tutto campo, che recuperi il vuoto di confronto tra le diverse esperienze della Sapienza e la quasi totale assenza della Sapienza nelle sedi nazionali. Occorre spaziare dalla riflessione e dalla verifica sulle luci e le ombre dell’applicazione dell’ordinamento attuale - a partire dall’esperienza delle lauree triennali nella Sapienza -, al ripensamento delle funzioni, del ruolo, degli obiettivi formativi dell’università. La Sapienza può offrire a tale riflessione un contributo essenziale, proprio in ragione del suo carattere multidisciplinare e della ricchezza delle sue competenze e diventare un riferimento nazionale per una riforma che riconduca ad una didattica di qualità.
In secondo luogo vanno aggrediti i problemi di funzionalità che ostacolano la realizzazione di una didattica di qualità, da quelli strutturali (carenze di spazio, di strutture didattiche e di laboratori, mancanza di risorse multimediali, inadeguate strutture amministrative, oltre che le necessità in materia di personale, etc.), a quelli di supporto e facilitazione del rapporto con gli studenti (chiarezza dei percorsi formativi, un’interfaccia informativa molto efficiente, quali call center, pagine web, etc.). Devono essere valorizzati l’inserimento di nuove tecnologie e della multimedialità, i sistemi di formazione a distanza, come strumenti per raggiungere fasce di studenti non altrimenti coinvolgibili in processi formativi di elevata qualità. Deve essere attivata una politica di valorizzazione dei master, a partire dalla costruzione di un adeguato supporto organizzativo per la gestione.
In terzo luogo va sviluppato un forte impegno per garantire l’effettivo esercizio del diritto allo studio, attraverso la realizzazione di servizi agli studenti diretti a offrire migliori condizioni di vita nell’università (a partire dal prolungamento degli orari di apertura delle strutture universitarie), e a realizzare opportunità di socializzazione e, in particolare per quanto riguarda gli studenti fuori sede, di integrazione con la realtà cittadina. Questi obiettivi vanno perseguiti sia attraverso interventi diretti della Sapienza, che attraverso l’iniziativa nei confronti delle istituzioni locali e nazionali, anche al fine di sollecitare una revisione normativa che potenzi competenze e risorse dell’autonomia universitaria in materia.
In quarto luogo vanno potenziate le azioni della Sapienza a monte e a valle della formazione universitaria: attività di orientamento e per la costruzione di un rapporto più sistematico con la scuola media, anch’essa in profonda trasformazione; rapporti con il mondo produttivo e con il territorio, per la definizione di percorsi formativi più adeguati ad accompagnare l’evoluzione della società; sviluppo di un proprio ruolo nelle politiche attive del lavoro.
Tutto ciò necessita di una politica per il personale docente, diretta a far sì che le Facoltà possano dispiegare la propria piena autonomia nella programmazione del loro sviluppo, disegnando in tale ambito anche le prospettive di evoluzione di carriera dei colleghi. Occorre a tale scopo far evolvere l’attuale meccanismo di budget di Facoltà per trasformarlo in un più efficace strumento programmatorio. Ciascuna Facoltà, partendo dalla propria dotazione di risorse/docenti, deve avere la possibilità di programmare la propria evoluzione di breve periodo, nell’ambito di una prospettiva temporale più ampia, per poter coniugare la modulazione dell’offerta formativa, le scelte per il reclutamento, la politica di gestione delle risorse. Con tale impostazione si potrebbero conseguire più obiettivi: individuare politiche premianti a livello dei sistemi di finanziamento nazionale; sviluppare un sistema organizzato di rapporti con il mondo esterno per acquisire finanziamenti da destinate a posti docente; sviluppare una politica di respiro per l’acquisizione di nuove risorse docenti, di giovani ricercatori in particolare; governare l’evoluzione del corpo docente in un’ottica di riequilibrio tra le diverse aree scientifico-disciplinari, tra le diverse Facoltà, in coerenza con una visione di sviluppo complessivo della Sapienza e in armonia con le politiche di bilancio.
Un discorso aggiuntivo specifico è necessario per le Facoltà di Medicina per la specificità del rapporto inscindibile tra le attività di didattica, di ricerca e di assistenza.
Occorre, in primo luogo, valorizzare l’impegno dei colleghi nelle tre funzioni. E’ proprio questo a consentire un’attività formativa e una produzione di qualità, sia sotto il profilo scientifico, che dell’impatto sociale, che costituiscono una risorsa dell’intera Sapienza.
A tal fine, occorre realizzare un’azione decisa e continua in tre direzioni. Sviluppare un rapporto positivo con le istituzioni sanitarie locali e nazionali, al fine di sostenere, anche attraverso scelte di investimento di risorse, le attività e le professionalità eccellenti, in alcuni casi esclusive, della Sapienza, come patrimonio di valenza nazionale e internazionale. In particolare, va riesaminato il Protocollo d’intesa tra Università e Regione per definire con piena chiarezza i rapporti tra l’Università e le Aziende, valorizzando al massimo il ruolo e l’autonomia dell’Università. Svolgere un ruolo protagonista nella definizione di un quadro normativo nazionale: che riconosca alla sanità pubblica la valenza di fondamentale funzione del welfare al servizio dei cittadini, non piegabile a mere logiche economicistiche; che tuteli e valorizzi la peculiarità dell’attività sanitaria svolta in ambito universitario; che regoli coerentemente il rapporto con il servizio sanitario nazionale e le politiche di finanziamento, anche al fine di riconoscere in termini economici l’apporto del personale universitario tecnico-amministrativo. Attuare una programmazione delle attività formative e della dislocazione nel territorio delle sedi della Sapienza, in modo da valorizzare l’impegno dei docenti per alti standard di qualità e da coniugare lo svolgimento delle attività didattiche con quelle di ricerca e di assistenza.
In particolare, per i problemi della prima Facoltà. Il Policlinico Umberto I vive in strutture obsolete. E’ urgente realizzare un progetto di risanamento organizzativo e strutturale, perché si confermi un polo di eccellenza. Per questo, occorre, in primo luogo, attuare un programma che riequilibri il sistema e valorizzi maggiormente le attività assistenziali primariamente funzionali alla ricerca e alla didattica. Occorre, inoltre, elaborare e attuare un coraggioso progetto di risanamento adeguato a realizzare una struttura moderna ed efficiente. Deve prevalere in tutte le istituzioni interessate la volontà e la determinazione a porre come prioritario l’interesse di questa struttura preziosa per la città e per il paese. Sia l’Azienda, che La Sapienza, devono fare fino in fondo la loro parte, chiudendo definitivamente con rimpalli e rimbalzi di responsabilità. Il Policlinico Umberto I ha bisogno di essere governato finalmente secondo una linea univoca e chiara. Alcune priorità sono quasi obbligate. Scegliere qualità e merito, come parametro esclusivo nell’assegnazione delle responsabilità mediche e sanitarie e nell’uso delle strutture, che deve avvenire in piena trasparenza. Lotta agli sprechi di ogni genere, finanziari, nell’utilizzo delle attrezzature e degli impianti, nella destinazione delle risorse umane. Assoluto rigore e trasparenza negli appalti e in tutte le procedure di acquisto di beni e servizi. Effettiva fattibilità degli interventi di risanamento edilizio.
In particolare, per i problemi della seconda Facoltà. Il S. Andrea insiste su una struttura nuova ed efficiente dal punto di vista ospedaliero che, per la sua conformazione a monoblocco, garantisce opportunità di interazione personale e funzionale tra i docenti. Tuttavia, la collocazione decentrata e la struttura non progettata per un insediamento universitario, rendono assai difficile lo svolgimento delle attività didattiche per i numerosi corsi di laurea e scuole di specializzazione afferenti. Solo i docenti responsabili di unità operative assistenziali dispongono di uno studio. Nella maggior parte dei casi, in particolare delle scienze di base, si è impossibilitati a svolgere lavoro di ricerca per assoluta mancanza di laboratori. Il piano edilizio per costruire la facoltà di medicina e ovviare a queste deficienze è a tutt’oggi completamente bloccato. Urge riprenderlo immediatamente e darvi attuazione. Così come urge dotare stabilmente la struttura di personale tecnico-amministrativo, adeguato in numero e per competenze, a supportare anche le attività di didattica e di ricerca. Risulta, inoltre, opportuna una regolamentazione dei rapporti con l’Azienda Ospedaliera per definire positivamente i numerosi aspetti non previsti o non ben chiariti nel Protocollo d’intesa tra Università e Regione.

6. Garantire spazi e strutture e realizzare lo sviluppo edilizio.
Disporre di spazi e strutture adeguate è cruciale per la qualità delle attività didattiche, di ricerca e di servizio. Occorre costruire risposte, in grado di rispondere anche all’emergenza, ma dirette ad assicurare soluzioni stabili.
E’ stato definito un ottimo lavoro di impostazione programmatica, in particolare con il PAG - Piano di Assetto Generale dello sviluppo edilizio della Sapienza nel Comune di Roma - e con le linee di impostazione del programma edilizio. Una condizione essenziale per il piano di decongestionamento sta proprio nelle ipotesi di acquisizione di spazi e strutture dislocate nel territorio, secondo gli ambiti di sviluppo identificati per la Sapienza, per quanto riguarda Roma, anche nel nuovo Piano Regolatore della città. La filosofia che sta alla base del piano è quella dell’integrazione dell’università con la città, in modo che i nuovi insediamenti della Sapienza siano anche occasione di risanamento e di sviluppo economico e sociale.
Con tali strumenti programmatici è stato definito lo scenario generale di pianificazione di prospettiva pluriennale, necessario a dare certezze urbanistiche e territoriali alle direttrici di espansione. E’ stata prevista, al tempo stesso, la flessibilità dei programmi di attuazione in modo da tenere conto di aggiornamenti che si possono rendere opportuni per ragioni di fattibilità o per rispondere a nuove esigenze. Risulta, in tale senso, prezioso il rapporto di confronto e collaborazione, già attivato con il Comune di Roma e con i Municipi interessati, che assicura la sinergia con il territorio. Ma il programma è tutt’ora sostanzialmente bloccato.
Occorre una svolta tangibile: intraprendere con determinazione e con coerenza le iniziative necessarie per realizzare gli obiettivi programmatici e concretizzare in tempi certi risultati concreti, acquisire gli immobili, avviare le opere, evitando la dispersione in operazioni estemporanee, spesso non funzionali.
Si tratta, in primo luogo, di dare operatività alle decisioni già assunte.
Tali prospettive di sviluppo edilizio richiedono un programma trasparente e partecipato di scelte di priorità di realizzazione e di assegnazione degli spazi, secondo una distribuzione razionale, equa e funzionale, che tenga conto delle dotazioni attuali delle strutture universitarie e delle reali esigenze didattiche e di ricerca.
Il piano economico-finanziario, già predisposto nel bilancio pluriennale, deve essere gestito in modo ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili per l’edilizia. A ciò si deve aggiungere il reperimento di ulteriori finanziamenti, a partire dal rapporto con il Miur. Naturalmente, il finanziamento degli interventi dovrà fare riferimento a modalità diverse: oltre ai finanziamenti statali a seguito di nuovi Accordi di Programma e quelli specifici per l’edilizia universitaria, fondi per l’edilizia pregressi non utilizzati, finanziamenti di enti previdenziali o di altri investitori pubblici o di diritto pubblico, risorse ricavate attraverso il “project financing” o altre forme di finanziamento privato.
E’ necessario, infine, un vero e proprio piano per fronteggiare l’emergenza, attraverso soluzioni effettivamente adeguate alle esigenze didattiche, in primo luogo, coerenti sia sotto il profilo economico, che con il piano di sviluppo.
Per sostenere gli impegni connessi alle problematiche edilizie occorre, però un salto di qualità nella struttura gestionale, da realizzare attraverso opportuni interventi organizzativi e la predisposizione di strumenti operativi, anche innovativi, in grado di sostenere con efficienza ed efficacia l’attuazione degli interventi previsti dal piano di sviluppo, anche attraverso il coinvolgimento delle prestigiose competenze delle quali è ricca la Sapienza.

7. Risanare la situazione finanziaria e assicurare le condizioni per lo sviluppo.
La Sapienza deve poter disporre di una dotazione di risorse adeguata allo svolgimento e allo sviluppo delle attività di didattica, di ricerca e di servizio. A tal fine, è indispensabile una politica che assicuri il risanamento strutturale della situazione economica e finanziaria. Occorre, infatti, garantire in modo stabile investimenti orientati al potenziamento delle attività istituzionali. Le politiche di programmazione avviate, in particolare, con il Piano di rientro (varato in occasione del bilancio di previsione 2003) e con i bilanci pluriennali (predisposti a far tempo dal 2003) sono strumenti decisivi. Si tratta ora di dare attuazione operativa alle strategie di risanamento e sviluppo che essi contenevano.
Ci sono più terreni di azione che vanno percorsi compiendo con decisione, determinazione e coerenza un vero salto di qualità.
Per primo, l’impegno a livello nazionale, sia nelle iniziative per incrementare la dotazione di risorse al sistema università, sia nel confronto per ridisegnare la politica di distribuzione delle risorse, in modo da tenere conto delle particolari esigenze di una grande università, quale la Sapienza, e degli aspetti di qualità delle attività..
Per secondo, la realizzazione di un governo intelligente e virtuoso della spesa, basato su strumenti di programmazione e controllo, che assicurino efficienza ed economicità e che garantiscano la piena utilizzazione delle risorse messe a disposizione a livello nazionale nei piani di sviluppo triennali o per specifici obiettivi, più di una volta sottratte alla Sapienza per le sue inadempienze.
Per terzo, lo sviluppo di una vera e propria campagna per l’acquisizione di risorse finanziarie esterne, sia a livello locale, che nazionale e internazionale, da soggetti pubblici e privati, sostenuta da apposite scelte organizzative, in grado di supportare sul piano tecnico e amministrativo le attività di acquisizione, gestione e rendicontazione dei finanziamenti.
In tale ottica, i documenti di bilancio devono costituire effettivamente gli strumenti programmatici e di indirizzo per il governo della Sapienza, in grado di prevedere, insieme al rispetto del vincolo del pareggio, scelte irrinunciabili di investimento per lo sviluppo. La loro formazione deve essere il frutto di un dibattito pubblico, trasparente che coinvolga compiutamente e con tempi adeguati il corpo accademico, in tutti gli organi collegiali, e della piena espressione del ruolo sinergico e concorde degli organi di governo, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione. Si tratta, infatti, di una scadenza di estremo rilievo, che non può essere ridotta ad una mera operazione ragionieristica, di tagli e aggiustamenti contabili, ma deve rappresentare la fase di definizione dei piani e degli obiettivi, di spessore annuale e pluriennale, per l’attività della Sapienza e per la sua valorizzazione, sia sul piano territoriale e nazionale, che internazionale. Occorre a tal fine costruire il programma annuale di attività e il piano pluriennale di sviluppo della Sapienza, previsti dallo Statuto, in modo da disporre di uno scenario programmatico compiuto.

8. Valorizzare il ruolo del personale tecnico-amministrativo.
Occorre sviluppare un’azione organizzata e continua diretta alla valorizzazione del personale tecnico-amministrativo e del suo ruolo cruciale per la qualità della Sapienza, agendo su più piani di intervento.
In primo luogo, occorre attuare una programmazione del fabbisogno, che faccia fronte al progressivo depauperamento della dotazione di personale, disegnando in tale ambito anche le prospettive di sviluppo di carriera.
In secondo luogo, occorre procedere alla realizzazione di un piano organico di interventi di formazione e aggiornamento, armonizzato con i percorsi di evoluzione professionale.
A tali fini, bisogna considerare le crescenti esigenze di quantità di personale e di competenze, in particolare nelle strutture decentrate, sia in rapporto alla necessaria trasformazione organizzativa della Sapienza, connessa anche all’implementazione del Sistema Federato, sia alla modernizzazione e informatizzazione dei servizi.
E’ assolutamente indispensabile imprimere una svolta nelle relazioni sindacali al fine di attuare un sistema di rapporti improntato stabilmente alla logica del confronto, a partire dalla piena applicazione degli accordi stipulati in sede di contrattazione collettiva. Ciò significa la scelta prioritaria e irrinunciabile di effettuare nei tempi previsti l’apertura dei tavoli di confronto e di contrattazione, lo svolgimento delle trattative e la stipula degli accordi, superando i comportamenti di rinvio o di dilazione che hanno caratterizzato l’esperienza passata.
Tutto ciò deve puntare a realizzare un clima positivo di partecipazione, che consenta di riconoscere appieno il valore del ruolo e dell’apporto del personale all’insieme delle attività istituzionali, in un contesto costruttivo di collaborazione con il personale docente e nell’esaltazione del comune senso di appartenenza ad una istituzione universitaria pubblica.

9. Assicurare il funzionamento e l’efficienza della gestione.
Strutture, uffici, servizi che funzionano secondo efficienza e qualità sono indispensabili per la vita e l’attività degli studenti e di tutto il personale. Devono diventare obiettivi comuni, condivisi e partecipati da tutti coloro che operano nella Sapienza, perché per raggiungerli è importante l’impegno e la motivazione di tutti.
Occorre una svolta che porti ad affrontare in modo organico e programmato problemi, disfunzioni, aree di inefficienza, e che punti a realizzare nella Sapienza alti livelli di qualità e servizi innovativi. Occorre sviluppare un piano di attività, corredato da tempi di realizzazione e momenti di verifica, che si basi su tre linee di azione:
Il riassetto delle Ripartizioni e gli Uffici centrali, anche in rapporto alla progressiva implementazione del sistema federato e alla devoluzione di competenze e funzioni alle strutture decentrate.
L’innovazione organizzativa di ruoli, funzioni e procedure, che attraversi trasversalmente tutta la struttura tecnico-amministrativa, utilizzi pienamente le potenzialità delle tecnologie dell’informazione e comunicazione, si ispiri alla cultura del risultato e della responsabilità, superi la parcellizzazione del lavoro e i deficit di comunicazione interpersonale e tra gli uffici e le strutture, valorizzi la creatività e l’inventiva dei singoli e il lavoro in team, si fondi sullo sviluppo delle competenze per restituire motivazione e valorizzare il personale e per elevare gli standard delle prestazioni.
La riorganizzazione degli uffici in modo da assicurare servizi innovativi (ad es. per lo sviluppo delle politiche di programmazione, di supporto all’acquisizione e gestione di finanziamenti esterni, di coordinamento, indirizzo e supporto all’attività regolamentare e normativa di tutte le strutture della Sapienza) e la modernizzazione dei servizi comuni, sia per gli studenti, che per il personale, anche per quanto riguarda la realizzazione di un CRAL efficiente che valorizzi l’enorme potenzialità contrattuale derivante dall’altissimo numero di dipendenti.
Rendere vivibile la nostra università significa anche facilitarne l'accesso attraverso l'istituzione di una navetta di collegamento tra la Stazione Termini e La Sapienza e l'ampliamento dei parcheggi. Significa attrezzare spazi comuni per il personale e per gli studenti, facilitando così momenti di incontro, di scambio e di socializzazione.
L’attivazione di una politica per i Centri di Servizio della Sapienza, che utilizzi pienamente le innovazioni normative introdotte con l’Atto di indirizzo deliberato dal Consiglio di Amministrazione nel 2003. Tale politica deve puntare a ottimizzare l’efficienza di servizi già esistenti e ad estenderne l’utilizzo a tutte le strutture interessate, nonché a sviluppare servizi innovativi. Carattere prioritario deve assumere l’impegno nel campo dell’editoria, per giungere alla creazione di attività editoriali in proprio; l’impegno per la valorizzazione del Teatro Ateneo, come punto di incontro e collegamento sempre più attivo con il territorio, oltre che come luogo da vivere sempre più intensamente da parte dell’insieme delle strutture della Sapienza per convegni, laboratori, altre iniziative, comprese quelle che nascono dalle esigenze di sperimentazione artistica del personale e degli studenti. In tal modo, risulta, inoltre, possibile dare spazio, adeguatamente remunerato, alle competenze e alla disponibilità all’impegno del personale interessato, oltre che offrire servizi remunerati all’esterno.
A tutto ciò si deve aggiungere il tassativo impegno di tutti gli operatori interessati, a partire dal Rettore, nel garantire il rispetto di scadenze essenziali per la qualità della vita dell’intera Sapienza: quali l’approvazione del bilancio di previsione entro i tempi previsti del precedente anno contabile, senza fare ricorso all’esercizio provvisorio; la dotazione delle risorse finanziarie ai Centri di Spesa entro i tempi previsti, in modo da far cessare l’intollerabile prassi di giungere a fornire certezza dell’entità e dei tempi dei finanziamenti solo alla fine dell’anno di competenza.

10. Rafforzare il rapporto con il mondo esterno e il territorio a partire dalle istituzioni locali.
La Sapienza, con il suo patrimonio culturale e scientifico notevole, ricco di conoscenze multidisciplinari, rappresenta una risorsa cruciale nella società della conoscenza. Può svolgere un ruolo strategico per la crescita, lo sviluppo e il progresso. Dovrà essere sempre di più un centro promotore di innovazione e di alta formazione nel paese e nel territorio, pienamente inserito nei meccanismi di sviluppo locale. Può, al tempo stesso, offrire un apporto significativo a livello internazionale, sia nell’ambito della costruzione dell’Europa, che in rapporto alle politiche di sostegno allo sviluppo dei paesi più deboli nella società globale.
Occorrono, però, un impegno e un’azione sistematica diretti a creare le condizioni per un rapporto continuo e fecondo con il mondo esterno.
Occorre puntare su strumenti e strutture che consentano a ricercatori e imprese di lavorare insieme, in rapporto alle istituzioni locali; attivare un meccanismo di generazione continua di conoscenza ad alto livello; trasformarla in capacità di innovazione, di prodotto e di processo; trasferirla nei diversi ambiti economici e sociali. In tale contesto, sarà anche possibile attivare l’impiego di risorse, compresi capitali a rischio, che possono supportare esperienze di nuova imprenditorialità giovanile, basata sulle idee innovative, sviluppate nei laboratori universitari.
In particolare, la specificità di Roma, sempre più connotata come capitale dell’arte, della cultura e dell’economia della conoscenza, che, in controtendenza nazionale, attraversa una fase di sviluppo, basata sulla nuova economia della rete e sulla dinamicità di un tessuto di piccole e medie imprese innovative, costituisce un habitat particolarmente favorevole ad esprimere tutte le potenzialità delle sinergie tra università e territorio.
Occorre rendere stabili i contatti con le istituzioni locali e con le forze produttive e sociali e svilupparli ulteriormente. Si devono sostanziare con un impegno complessivo della Sapienza, con la mobilitazione delle sue energie e delle sue competenze. Si può sperimentare un vero proprio laboratorio di idee e di iniziative, nella visione dello sviluppo delle attività di alta formazione, di ricerca e delle attività di creatività e ingegno in generale, come fattori cruciali del progresso economico, culturale, urbanistico e sociale della città.
Un buon esempio della sinergia tra la Sapienza e il Comune di Roma è stato quello della costruzione del PAG, il Piano di assetto generale dello sviluppo edilizio della Sapienza nella città, perfettamente integrato con il nuovo piano regolatore della città, nel quale la dislocazione dell’università diventa un fattore di riqualificazione del territorio.
Per il raggiungimento degli obiettivi delineati è necessario valorizzare alcune iniziative strategiche, semplificando i vincoli burocratici: la realizzazione di incubatori di idee imprenditoriali, proposti dall’università, da cui le idee più valide si concretizzano e si trasformano in imprese; il superamento di vincoli e barriere che si pongono ai possibili sviluppi di idee imprenditoriali, sia sotto il profilo dell’adeguamento della normativa interna alla Sapienza, che della dotazione di strumenti organizzativi; l’effettuazione di Master di Alta Formazione sul tema della creazione e gestione di reti d’imprese high-tech, al fine di governare lo sviluppo di poli o cluster di imprese ad alto contenuto tecnologico; la creazione di un liaison office dell’università.

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