venerdì, febbraio 22, 2008

L'ultimo studio comparativo della Commissione UEGraduatoria della Commissione su ricerca e diritti d'autore conferma che l'Italia arranca nel campo dell'innovazione. Chi si candida a governare il paese dovrebbe esserne consapevole e agire di conseguenza
Venerdí 15 Febbraio 2008
L'Italia arranca nel campo dell'innovazione e mette a segno una performance inferiore alla media europea. L'impietosa fotografia è scattata dall'ultima studio comparativo della Commissione Ue, che mette a confronto cinque indicatori nel campo della ricerca nei Paesi europei e del mondo sviluppato nell'arco degli ultimi cinque anni.La ricerca valuta le prestazioni dei diversi sistemi produttivi prendendo in considerazione i fattori trainanti dell'innovazione, gli investimenti in ricerca e sviluppo, le misure che favoriscono l'imprenditorialità innovativa, l'attuazione concreta della ricerca nell'attività aziendale e i diritti di proprietà intellettuale.Alla fine, i Paesi sono stati suddivisi in quattro gruppi omogenei e l'Italia è finita nel terzo, quello degli «innovatori moderati». In compagnia di Spagna, Repubblica Ceca, Slovenia, Estonia, Cipro, oltre che Norvegia e Australia. Un gruppo ben staccato dal plotone d'avanguardia degli innovation leaders, guidato dalla Svezia, ma comprendente anche Germania, Finlandia, Danimarca, Regno Unito, oltre a Stati Uniti, Giappone e Svizzera. Dietro al gruppo italiano restano comunque i Paesi «in via di recupero», comprendenti 11 nazioni tra le quali Grecia, Slovacchia e Bulgaria.In base al superindice dell'innovazione l'Italia si trova al 23° posto sui 37 paesi analizzati a quota 0,33 a fronte di una media europea di 0,45. La Commissione Ue osserva che negli ultimi cinque anni la performance italiana è solo «migliorata in modo marginale rispetto alla media europea».Secondo Bruxelles, l'Italia esibisce «forza relativa, nella creazione di conoscenza e nella dimensione della proprietà intellettuale», campi nei quali si assesta attorno alle prestazioni medie dei Paesi Ue. In particolare vanno bene gli indicatori specifici sulla ricerca in media tecnologia e high-tech, erogazione fondi pubblici e design industriale.Invece la Penisola si ritrova in bassa classifica nei fattori trainanti di innovazione e nella dimensione imprenditoriale. Risultati che - secondo l'analisi della Commissione - indicano che «l'Italia ha un'alta efficienza nel trasformare gli input innovativi in output di proprietà industriale, ma una più bassa efficienza nel trasformare questi stimoli in applicazioni produttive concrete».Il nostro Paese ha invece messo a segno ieri progressi rilevanti in un'altra classifica europea, quello sull'attuazione delle direttive sul mercato unico. L'indice dell'Esecutivo Ue che valuta il grado di trasposizione delle direttive - il cosiddetto Scoreboard - ha evidenziato che l'Italia, per la prima volta, ha superato l'obiettivo dell'1,5% di deficit nel recepimento della normativa comunitaria, arrivando all'1,3%, in linea con la media Ue. Rispetto all'ultima rilevazione del giugno 2007, «progressi notevoli sono stati messi a segno soprattutto da Italia e Portogallo» ha riconosciuto il commissario Ue al Mercato interno, Charlie McCreevy. Nonostante negli ultimi sei mesi abbia risolto 19 casi, il nostro Paese rimane però con 134 procedure d'infrazione aperte la maglia nera dell'Unione europea.Il ministro per le Politiche europee, Emma Bonino, ha sottolineato gli apprezzamenti di McCreevy, sostenendo che rendono merito agli sforzi compiuti fin dall'inizio del suo mandato per migliorare la posizione dell'Italia nel contesto europeo. Un lavoro che ha portato, tra l'altro, negli ultimi 20 mesi alla riduzione del 30% delle procedure d'infrazione.
Enrico Brivio, BRUXELLES.

venerdì, febbraio 15, 2008

Sul Corriere della Sera del 15 febbraio 2008 è stato pubblicato un mio articolo "Efficienza con qualche ritardo" sull'efficienza della regione Lazio e la gestione del personale


Efficienza con qualche ritardo
di GIANNI ORLANDI
Corriere della Sera del 15 febbraio 2008

domenica, febbraio 10, 2008

Sul Corriere della Sera del 10 febbraio 2008 è stato pubblicato un mio editoriale "Se lo smog bussa alla porta" sul problema dell'inquinamento a Roma

di GIANNI ORLANDI
Corriere della Sera del 10 febbraio 2008

L'aria a Roma è inquinata. Il traffico contribuisce per il 70% alle emissioni delle polveri sottili che minacciano i nostri polmoni. Il Comune ha rilanciato i giovedì a targhe alterne e le domeniche ecologiche, provvedimenti che determinano sollievo momentaneo, ma nessun risultato duraturo. Forse servono a rendere i cittadini più sensibili al problema. Il risultato rischia però di essere compromesso da misure eccessive come quella di vietare la circolazione anche alle auto diesel euro 4 senza filtro antiparticolato, acquistate da cittadini inconsapevoli proprio per disporre di veicoli meno inquinanti. Né si può pensare di aumentare le giornate a targhe alterne, che già così creano disagi in una città con trasporti pubblici insufficienti.

E’ arrivato il momento di compiere scelte strategiche.

Adottare misure come la congestion charge, in funzione con successo a Londra, che Milano sta sperimentando con l’ecopass. E’ una strada sicura per scoraggiare l’uso dell’auto privata. Per circolare nel centro storico occorre pagare in rapporto ai costi sociali dell’inquinamento prodotto. Il ricavato deve essere rigorosamente utilizzato per migliorare la mobilità pubblica. Così la spesa del cittadino va a vantaggio della collettività e non dei costruttori di automobili. In attesa delle nuove linee metropolitane, aumentare drasticamente le corsie preferenziali per i mezzi pubblici e rafforzare i controlli sulle soste selvagge che rallentano le corse. Sviluppare con decisione l'uso della bicicletta realizzando piste ciclabili che offrano percorsi continui e sicuri. Più della metà degli spostamenti a Roma è inferiore a cinque chilometri, distanza facilmente percorribile con la bicicletta. Non si hanno più notizie del progetto delle 20.000 bici, disponibili in diversi punti della città sull'esempio di Parigi, annunciato alcuni mesi fa dall’amministrazione comunale. E perché non incentivare l'acquisto delle biciclette elettriche, a pedalata assistita, utili per chi non vuole o non può permettersi eccessivi sforzi fisici, invece di quello di nuove vetture e scooter? Agire con decisione sul trasporto delle merci, effettuato per lo più con vecchi veicoli inquinanti, attraverso una concezione moderna della logistica che preveda più sedi di stoccaggio riducendo drasticamente la distanza dal produttore o dal fornitore al rivenditore.