mercoledì, aprile 18, 2007

Segnalo il resoconto stenografico del seguito dell'audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale del "Rettore dell'Università di Roma La Sapienza, prof. Renato Guarini"
*****
Riporto di seguito alcune mie considerazioni sul caso Telecom Italia
Il governo della rete è cruciale
per lo sviluppo del paese e la qualità della democrazia.


Il caso di Telecom Italia pone prepotentemente al centro dell’attenzione la questione del futuro delle telecomunicazioni in Italia. La vicenda riguarda in primo luogo la proprietà dell’azienda. Dopo la perdita dell’industria manifatturiera del settore, le offerte della statunitense At&T e della messicana American Movil per Telecom Italia, solo pochi giorni dopo le notizie sull’interesse di una società svizzera all’acquisto di Fastweb - altra importante azienda italiana di telecomunicazioni –, mostrano con evidenza la debolezza strutturale del sistema industriale nazionale e la sua incapacità a confrontarsi con le sfide della liberalizzazione e dell'innovazione del sistema globale. La vicenda di Telecom Italia preoccupa anche per altre ragioni. Per le dimensioni e la rilevanza dell’azienda nell’economia nazionale e per l’alto numero di addetti a rischio di un destino incerto. Ma, se possibile, ancora di più, perché Telecom Italia possiede il controllo sulla maggior parte delle infrastrutture delle telecomunicazioni italiane e, in particolare, possiede l’unica infrastruttura di rete a larga banda realmente generalista esistente in Italia. La rete a larga banda determina la possibilità di sviluppare i nuovi servizi e le nuove applicazioni, offerti dall’evoluzione dei sistemi di comunicazione e dalla convergenza tecnologica, e di esplodere le potenzialità del paradigma Internet. Consente il trasporto e la distribuzione di immensi flussi di informazione, e, insieme, l’accesso all’utente, con la garanzia di un’interattività di qualità elevata. Sta qui la questione tecnologicamente oggettiva, inesorabilmente connessa alla vicenda di Telecom Italia. Essa deve essere posta in quanto tale, nella sua interezza e nella totalità delle sue implicazioni, all’attenzione del paese, delle scelte industriali, degli orientamenti politici e di governo. La rete, nella rivoluzione tecnologica in corso, assume una nuova valenza strategica, di vero e proprio monopolio naturale. La sua disponibilità e la sua efficienza sono cruciali per collocare l’Italia al passo con gli altri paesi tecnologicamente avanzati e per consentire ai fornitori di servizi e a tutti i cittadini di accedere senza vincoli. E’ in gioco un presupposto essenziale per garantire lo sviluppo economico con l’emergere di nuovi soggetti. E’ in gioco il pluralismo dell’informazione e della comunicazione, insomma, una quota rilevante di democrazia. Per queste ragioni la vicenda di Telecom Italia, della sua proprietà, della sua mission, delle sue vocazioni industriali, travalica gli aspetti meramente aziendali e diventa questione di interesse del paese. Reca con sé un interrogativo ineludibile, che sarebbe pericolosissimo rinviare: come garantire che, nello scenario tecnologico attuale e futuro, il governo della rete sia esercitato nell’interesse generale? Due condizioni sono qualificanti: la realizzazione di un servizio universale, attraverso interventi di manutenzione, di ammodernamento continuo ed estensione geografica della rete per consentire a tutti i cittadini la possibilità di connettersi, riducendo progressivamente il digital divide; la neutralità della rete, a partire da pari opportunità di accesso e pari condizioni di costo e qualità di trasmissione a tutti gli operatori che vogliono entrare nel mercato dell’informazione, permettendo così una vera liberalizzazione dei servizi. E’ urgente aprire una discussione ampia e trasparente per giungere rapidamente a varare le scelte necessarie. Tre aspetti sono strategici. Il ruolo attivo del soggetto pubblico, senza il quale è difficile immaginare il perseguimento di un interesse generale. Una normativa adeguata che scongiuri il rischio del far west, dove si consoliderebbero inevitabilmente posizioni dominanti, come già è avvenuto anni fa, seppure in condizioni diverse, con l’ingresso di nuovi concessionari dei servizi televisivi. La separazione del soggetto che detiene la proprietà della rete a larga banda dai soggetti che la utilizzano per trasmettere contenuti e servizi, condizione indispensabile per la neutralità, specialmente nella prospettiva di un nuovo assetto proprietario di Telecom Italia. La questione, insomma, non può essere tradotta nel tema del rispetto dell’autonomia delle decisioni del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia. Riguarda il ruolo, la capacità competitiva e la qualità democratica del nostro paese nella società della conoscenza.

Gianni Orlandi
Ordinario di ICT Università di Roma “La Sapienza”
Presidente di AURIS onlus - Associazione Università Ricerca Innovazione Società