venerdì, luglio 06, 2007

Riporto di seguito un mio articolo sui problemi della scuola italiana pubblicato sul Corriere della Sera del 5 luglio 2007
Strategia in cattedra

di Gianni Orlandi

La scuola è terminata ed è tempo di riflessioni. A Roma, al liceo Visconti, è tornato il sette in condotta; nelle scuole superiori aumentano, se pur lievemente, le bocciature rispetto agli ultimi anni, in cui la promozione sfiorava il cento per cento. In molte realtà del paese si verificano con sempre maggior frequenza fenomeni di bullismo. Una studentessa si è rifiutata di essere interrogata senza preavviso e ha chiamato in aiuto il padre con il cellulare; il genitore accorso, invece di rimproverare la figlia, ha preso le sue parti, nella totale assenza di reazione da parte della scuola. Episodi contraddittori, che evidenziano, però, in modo inequivocabile l’esigenza di ridefinire il ruolo della scuola e come esso viene percepito nella nostra società. Occorre ripartire dal principio fondante, la funzione formativa della scuola. Nei suoi aspetti più strettamente didattici, insegnare a leggere, scrivere e far di conto, insomma insegnare ad imparare, con i necessari aggiornamenti di metodi e contenuti in sintonia con i cambiamenti tecnologici e con la globalizzazione della conoscenza. Nei suoi aspetti di educazione sociale, la preparazione all’esercizio dei diritti e dei doveri di cittadinanza in una comunità civile, democratica e solidale.
Quest’ultimo compito, forse il più delicato, significa addestrare i giovani all’impegno, alla responsabilità, al rispetto di sé e degli altri, alla pratica rigorosa delle regole. Le parole d’ordine principali sono due: qualità, e quindi valutazione del merito; valorizzazione della personalità individuale, da accompagnare indissolubilmente al senso di appartenenza ad una collettività di tanti altri individui ai quali va garantito il medesimo diritto di espressione. Per conseguire ciò siamo tutti chiamati a fare la nostra parte. Come genitori dobbiamo proteggere i nostri figli, incoraggiarli a perseguire le proprie aspirazioni, trasmettendo contestualmente il valore del rispetto verso gli altri, verso le istituzioni, a partire dalla scuola e dagli insegnanti, come unica condizione di libertà democratica. Gli insegnanti devono ritrovare slancio e passione professionale, ma devono essere messi in condizione di farlo, recuperando l’autorevolezza nei confronti dei giovani e la dignità del proprio lavoro di fronte alla società, anche attraverso la valorizzazione economica della loro funzione. La politica, le istituzioni nazionali e locali devono costruire il contesto normativo, organizzativo e sociale necessario. A Roma, le istituzioni locali mostrano attenzione a questi problemi, a partire dagli interventi programmati per il decoro dei vecchi edifici scolastici e per la progettazione di qualità dei nuovi, utili segni del valore dell’istituzione scuola. Puntiamo a trasformarla in una consapevolezza diffusa tra i cittadini che la scuola è il servizio pubblico strategico per il futuro. Forse può partire dalla Capitale una mobilitazione generale che punti a ricostruire la scuola come attrice principale nel rilancio del Paese.

Corriere della Sera del 5 luglio 2007

Nessun commento: