domenica, marzo 01, 2009

Il mio articolo

di GIANNI ORLANDI
Corriere della Sera del 1 marzo 2009


Ho fatto un sogno. Di nuovo in lotta gli studenti dell’università La Sapienza. Lezioni bloccate, slogan, cartelli, cortei nella città universitaria, non contro, però, i provvedimenti taglia-risorse del Ministro dell’università. La protesta era per la perdita dei migliori professori, chiamati dal Presidente della regione al governo del Lazio in un rimpasto che voleva imprimere uno scatto di qualità all’ultimo anno di consiliatura. Una task force di cervelli e competenze per dare una svolta, impegnarsi sulle priorità cruciali per lo sviluppo della regione a fronte della crisi galoppante e del crescente disagio sociale: rilancio economico fondato sulla ricerca e l’innovazione, sostegno all’occupazione, ambiente, sanità e infrastrutture. Una scelta forte, di rottura con le logiche più tristi della politica, che aveva innescato un circolo virtuoso. Cittadini che tornavano ad aver voglia di partecipare, governi locali che aprivano una dura, ma positiva competizione per la qualità, partiti di maggioranza e di opposizione che si confrontavano aspramente, ma esclusivamente sul merito dei problemi. Un processo inarrestabile, che raggiungeva il governo nazionale, indotto a depauperare l’università e i luoghi della conoscenza per assicurare al paese politiche di qualità, punto di riferimento per la comunità europea e internazionale, impegnata a fronteggiare la crisi più feroce degli ultimi decenni. E tutto era cominciato dalla nostra città e dalla nostra regione. Il risveglio è stato drammatico. Avevo solo sognato, dopo aver letto la notizia della protesta degli studenti dell’università di Harvard per la perdita dei loro migliori professori, chiamati dal Presidente Obama nei posti chiave dell’amministrazione americana. Ma la speranza è rimasta. Forse è proprio la gravità della crisi che può indurre Roma e il Lazio a farsi capofila di un cambiamento tanto radicale, quanto indispensabile, che spazzi via ogni pratica deteriore della politica, per riaffermarla come nobile arte di ricerca esclusiva dell’interesse generale. Perché no, attraverso lo stimolo e l’utilizzo delle competenze e le conoscenze che vivono, si alimentano e si riproducono nell’università.

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