lunedì, giugno 02, 2008

Riporto la lettera che ho ritenuto di inviare ai colleghi della Sapienza in risposta alla proposta di elezioni primarie avanzata da un gruppo di colleghi.



Care Colleghe e cari Colleghi,

nei giorni scorsi un gruppo di docenti ha avanzato una proposta per la prossima elezione del Rettore. Quel gruppo di colleghi individua come punto importante realizzare e gestire tra coloro che aderiscono alla loro proposta una sorta di “primarie” per indicare  possibili candidati a Rettore.

Ne ho apprezzato molto l’intento di sollevare per tempo l’esigenza di discutere e di sollecitare la partecipazione, assolutamente necessaria in questa fase nella quale più che mai La Sapienza ha bisogno di rilancio, di qualità, di efficienza, anche a fronte dello stato di difficoltà del sistema universitario nazionale.

C’è, però,  il fatto che - a differenza dei sistemi politici e dei partiti, ove dagli Stati Uniti all’Italia, pur con le dovute differenze, è stato importante introdurre meccanismi democratici e partecipativi per scegliere i leader - nella Sapienza vige già un sistema di regole elettorali basato  su un meccanismo persino troppo esasperato di primarie. Nella Sapienza si svolgono di fatto fino a tre primarie, nelle quali ciascun professore ordinario a tempo pieno, può essere votato, candidarsi anche a votazioni già iniziate, fino alla quarta votazione, l’ultima, ove i due candidati con il maggior numero di voti nella terza votazione vanno al ballottaggio, se in precedenza nessuno ha raggiunto il quorum richiesto.

Con una simile normativa elettorale, nella quale tutti sono liberamente candidabili fino all’ultimo momento – normativa che va, se del caso, messa in discussione e modificata, ma rispettata fino in fondo finché vige -, qualsiasi procedura intermedia, che funga da drenaggio di gruppi o candidati, finisce per costituire inevitabilmente, al di à delle pur positive intenzioni, una restrizione della democrazia.

Confesso che, pensando ai bisogni di democrazia e di partecipazione della Sapienza, a me vengono in mente prioritariamente due  questioni.

La prima riguarda il riconoscimento della piena dignità di  tutte le componenti della comunità accademica nella vita dell’università, anche attraverso la revisione dello Statuto e dei Regolamenti; penso ad esempio al ruolo dei ricercatori, ma anche al peso eccessivamente squilibrato attribuito al personale tecnico amministrativo proprio nell’elezione del Rettore, che diventa paradossso in rapporto al peso elettorale degli studenti di alcune facoltà.

La seconda, ma non meno importante, riguarda il pieno recupero di un confronto progettuale, aperto, critico, su tutti i temi della comunità accademica, dalle grandi questioni, a quelle meno strategiche, ma che incidono sulla vita quotidiana di lavoro e di studio, in modo da far rinascere tra tutti i colleghi la motivazione a partecipare e a portare il proprio contributo nelle scelte di governo della Sapienza; in questo certamente, potrà essere decisivo aprire una nuova fase di piena autonomia degli Atenei Federati, realizzando anche tutte le condizioni operative per la loro piena funzionalità.

Se volessimo applicare quest’ultimo principio all’elezione del Rettore, immagino un percorso che eviti di vincolare in schieramenti e tenda, viceversa,  ad aprire il più possibile il confronto. Non penso, insomma, a programmi predefiniti ai quali aderire, semmai con il proprio piccolo contributo, ma a sedi di discussione, anche dell’intero corpo accademico,  ove far maturare idee,  proposte, progetti e far emergere le personalità più idonee a rappresentare  il sentire comune della Sapienza e, quindi,  ad essere candidati autorevoli alla carica di Rettore.

Il mio sogno, ma credo il sogno di molti, è quello della Sapienza che torni ad essere sede dei valori accademici, di comunità solidale di cultura, di scienza e trasmissione di conoscenza, che celebra con solennità l’elezione del proprio Rettore. Tutto altro e diverso, quindi,  dalla politica e dal sistema dei partiti, il quale, al contrario,  può trarre indicazioni e prospettive dal suo sapere.

Un cordiale saluto                                                                  

Roma, 14 aprile 2008

Gianni Orlandi



Lettera dei colleghi della Sapienza che vorremmo

Al personale docente
Al personale tecnico-amministrativo
Ai rappresentanti degli studenti 


Roma, 8 aprile 2008 


        Si avvicina la scadenza dell'attuale mandato rettorale. 
Presto saremo chiamati a votare. Si tratta di un momento 
particolarmente difficile per l'università italiana, retrocessa nella 
scala delle priorità del paese. Per La Sapienza, i problemi si sono 
posti e si pongono in modo più acuto e ne hanno determinato negli 
ultimi venti anni un forte declino, in confronto sia con altri atenei 
italiani sia, soprattutto, con quelli di altri paesi europei. 
Da questa consapevolezza ha preso le mosse una riflessione sulla 
situazione attuale e sui modi possibili per invertire le tendenze in 
atto. Essa ha cercato di raccogliere e ordinare le valutazioni 
critiche che molti di noi si scambiano nel loro vivere quotidiano 
all'interno dell'Università e i suggerimenti costruttivi che pure 
vengono proposti. Il risultato è il documento che presentiamo alla 
vostra attenzione, un manifesto propositivo, intitolato La Sapienza 
che vorremmo: riorientarsi alla qualità e all'eccellenza. 
Vorremmo tornare ad essere orgogliosi della nostra università; 
vorremmo che riacquistasse la capacità progettuale espressa negli 
anni Ottanta.
Riteniamo che sia possibile, seppure in tempi non brevi, valorizzare 
le capacità, le competenze e le professionalità presenti, 
riconquistare alla Sapienza un ruolo importante nell'alta formazione 
e nella ricerca, nel panorama internazionale. Questo è 
particolarmente importante per i giovani che continueranno ad operare 
nella nostra Università per molti anni ancora e desiderano poterlo 
fare in un ambiente dinamico, pronto ad accogliere le sollecitazioni 
che gli sviluppi del progresso scientifico e della società 
richiederanno. 
Occorrono quindi scelte coraggiose, discontinuità di governo; 
soprattutto, occorre l'impegno convinto di ciascuno di noi. Esso deve 
esprimersi nella coerenza delle scelte rispetto al riorientamento 
prospettato; nella disponibilità ad assumere responsabilità ai 
diversi livelli; nella trasparenza del contributo alle decisioni 
collettive. 
Non tutte le idee e le linee di evoluzione proposte nel documento 
troveranno consenso unanime. Se però ne condividerete il senso 
complessivo, vi chiediamo di aggiungere le vostre firme alle nostre. 
La volontà di cambiare risulterà chiara soltanto se le adesioni 
saranno numerose. Essa potrà trovare un primo riscontro già nel 
metodo di ricerca delle candidature a rettore, attraverso una 
consultazione preliminare, così come viene delineato al punto 22 del 
manifesto.
L'adesione può essere effettuata da qualsiasi postazione della 
Sapienza mediante la compilazione del modulo elettronico presente nel 
sito http://lasapienzachevorremmo.uniroma1.it, utilizzando login e 
password personali indicate nel testo della e-mail; oppure, può 
essere comunicata via e-mail all'indirizzo 
lasapienzachevorremmo@uniroma1.it, specificando: nome e cognome; 
corpo elettorale di appartenenza (docenti; personale tecnico-
amministrativo; rappresentanti degli studenti); per il personale 
docente e tecnico-amministrativo, dipartimento o struttura di 
appartenenza. 
Al momento stesso dell'adesione o comunque entro il 10 maggio 2008, 
gli aderenti possono segnalare, sempre con modalità automatica, fino 
a due nominativi ritenuti idonei alla carica di rettore i quali 
saranno elencati fra i candidati se avranno aderito al documento 
entro il 15 maggio 2008 .
La consultazione primaria si svolgerà fra il 26 maggio e il 4 giugno 
2008.
Vi ringraziamo per l'attenzione che dedicherete al documento e ci 
auguriamo che possiate condividerne gli intenti e aderire.
Con i migliori saluti, 

Luigina Aiello, Giorgio Alleva, Paolo Amati, Stefano Biagioni, Sergio 
Bruno, Nicola Cabibbo, Graziella Caselli, Attilio Celant, Paolo De 
Bernardis, Domenico De Masi, Ernesto Di Mauro, Viviana Egidi, Antonio 
Fantoni, Laura Frontali, Antonio Golini, Paolo Lampariello, Stefano 
Levialdi Ghiron, Guido Martinelli, Marta Olivetti Belardinelli, 
Giovanni Vittorio Pallottino, Giorgio Parisi, Rossella Petreschi, 
Sergio Pimpinelli, Claudio Procesi, Giancarlo Ruocco, Giovanni 
Battista Sgritta, Gabriella Tocco, Alberto Zuliani


1 commento:

edmondo ha detto...

Per quanto eccessivo il peso del voto del personale tecnico amministrativo è comunque 'odioso' (e secondo me poco democratico) il sistema dei pesi e dei coefficenti. Sarebbe meglio escogitare un meccanismo di "grandi elettori", un sistema - guarda caso - applicato per il voto degli studenti.